Categories: Attualità

Sequestro da 40 milioni per frode fiscale nel settore energetico a Nocera Inferiore

Oggi, le forze dell’ordine del Comando Provinciale di Salerno hanno eseguito un sequestro preventivo di beni, mobiliari e immobili, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro. Contestualmente, è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a dieci persone, accusate di una serie di reati fiscali e finanziari. Le accuse, a vario titolo, includono l’evasione delle accise sui prodotti energetici, creazione di un capitale sociale fittizio, bancarotta fraudolenta, inosservanza dolosa di un provvedimento giudiziario, truffa, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta tramite fatture false e utilizzo di documenti inesistenti. L’inchiesta, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno sotto la supervisione della Procura della Repubblica, ha coinvolto il legale rappresentante, il liquidatore e i membri del collegio sindacale di una società commerciale di prodotti petroliferi. Con sede legale inizialmente a Roma e successivamente trasferita a Nocera Inferiore, l’azienda, proprietaria di un deposito fiscale ad Alessandria, è accusata di aver evaso accise per oltre 30 milioni di euro. Secondo l’accusa, confermata dal Giudice per le Indagini Preliminari, la società ha simulato acquisti di prodotti energetici da immagazzinare all’estero, creando difficoltà finanziarie tali da impedire il pagamento dei debiti fiscali. Inoltre, attraverso perizie di stima false, realizzate da due professionisti anch’essi indagati, è stato gonfiato artificialmente il capitale sociale mediante la sopravvalutazione di beni societari. Questa manovra ha permesso all’azienda di ottenere polizze fideiussorie da istituti finanziari esteri per le accise, ma gli asset su cui avrebbero dovuto rivalersi gli assicuratori sono stati poi dispersi tramite operazioni simulate, eludendo anche un sequestro conservativo del tribunale di Roma. L’inchiesta ha inoltre portato alla luce fatture per operazioni inesistenti, per oltre 26 milioni di euro, i cui proventi sono stati trasferiti prevalentemente in Cina, camuffati da acquisti di merci. Queste frodi, insieme ad altre azioni di dissipazione del patrimonio aziendale, hanno causato il fallimento della società. Infine, è stata contestata anche la responsabilità amministrativa dell’ente per reati commessi da soggetti apicali o sottoposti, nell’interesse della società. Questa operazione dimostra l’impegno delle autorità nella lotta all’evasione fiscale, particolarmente rilevante nel settore della commercializzazione dei carburanti. Si ricorda che le misure cautelari sono state adottate sulla base delle prove raccolte durante le indagini preliminari, e la presunzione di innocenza permane fino a sentenza definitiva.

Redazione

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