Il Vangelo secondo Marco, tradizionalmente considerato il primo scritto tra i quattro vangeli canonici, presenta una discrepanza significativa con la successiva teologia cristiana. A differenza degli altri vangeli, il racconto marciano non include la resurrezione di Gesù. La narrazione originale termina bruscamente (v. 8), con le donne che fuggono dal sepolcro terrorizzate e in silenzio. I versi successivi (v. 9-20), che descrivono la risurrezione, sono considerati aggiunte posteriori, assenti in numerosi antichi manoscritti e sconosciuti a teologi del III secolo come Origene di Alessandria. Inoltre, il racconto marciano utilizza il verbo greco *eghero*, che significa “risvegliare”, “eccitare”, non “resuscitare” (*anabio*). Mentre nei paesi a predominanza cristiana *eghero* è spesso tradotto come “resuscitare”, in altri contesti linguistici tale traduzione è assente, come dimostra il confronto disponibile sul sito dell’Università di Chicago (https://logeion.uchicago.edu/). Questa differenza lessicale è ulteriormente evidenziata dal lavoro del ricercatore italiano David Donnini, i cui studi mettono in luce l’aggiunta di “dai morti” dopo *eghero* negli altri vangeli, sottolineando come il semplice verbo greco non potesse implicare la resurrezione carnale. L’uso di *eghero* in altri passaggi del Vangelo, come il risveglio di Giuseppe per la fuga in Egitto o il richiamo degli apostoli a Gesù durante la tempesta, rafforza questa interpretazione. Questo suggerisce un’evoluzione della narrazione di Gesù, da una figura messianica antiromana – la cui esistenza storica è plausibile – ad una divinità risorta, una trasformazione che si perfeziona nei vangeli successivi a Marco. Ancora più indietro nel tempo, testimonianze di Padri della Chiesa come Ireneo di Lione, Origene ed Eusebio di Cesarea, menzionano altri vangeli, oggi perduti – come il Vangelo dei Nazarei, degli Ebioniti e degli Ebrei – spesso criticati per il rifiuto delle lettere e della dottrina della resurrezione fisica di Paolo di Tarso, definito da alcuni un “apostata della legge”. Secondo Donnini, alcune concezioni gnostiche interpretano la “resurrezione” come trasformazione spirituale, in linea con prospettive orientali come quelle dell’induismo e del buddismo.
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