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Intorno alla Crocifissione: Nuove Perspettive su Gesù e i “Malfattori”

Le celebrazioni pasquali, che commemorano la resurrezione di Gesù, offrono l’opportunità di esaminare criticamente gli eventi della sua crocifissione. Analizzeremo alcune discrepanze tra i testi evangelici e le testimonianze storiche, ripercorrendo argomentazioni già affrontate in precedenti articoli sulle origini del Cristianesimo e sul concetto di peccato originale. Iniziamo con un’anomalia spesso trascurata: la scelta tra Gesù e Barabba. Il Vangelo di Matteo (27,17) riporta la domanda di Pilato: “Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?”. Tuttavia, la versione greca originale recita: “Chi volete libero, Gesù Barabba o Gesù chiamato Cristo?”. Come discusso in dettaglio in un precedente articolo, questa formulazione suggerisce l’esistenza di due individui distinti chiamati Gesù. Il Gesù crocifisso era un leader ebreo messianico, oppositore del dominio romano, mentre Gesù Barabba, letteralmente “figlio del padre”, era probabilmente un personaggio religioso meno rilevante. Le narrazioni di queste due figure, secondo alcune teorie, furono fuse da San Paolo e dai primi cristiani per costruire l’immagine del Messia.

Passiamo ora all’episodio dei due “malfattori” crocifissi con Gesù. Luca (23,32) descrive: “Venivano condotti insieme con lui altri due, che erano malfattori, per essere giustiziati”. La traduzione greca originale, a differenza delle versioni italiane più diffuse, specifica “altri due criminali” piuttosto che “anche due malfattori”. Questa piccola differenza evidenzia un tentativo di occultare l’associazione di Gesù, nel contesto dei vangeli, con la criminalità, in quanto ribelle antiromano.

Consideriamo poi la resurrezione. Gli eventi narrati – tre giorni tra morte e resurrezione – in realtà coprono meno di 36 ore. Secondo alcuni resoconti, Gesù, in condizioni fisiche precarie, fu rimosso dalla tomba nella stessa notte della sepoltura. La sua apparentemente rapida morte dopo sole tre ore di crocifissione appare sospetta, considerando la durata tipica di tale pena. L’ipotesi dell’utilizzo di una “spongia somnifera”, un anestetico noto nell’antica Roma, offre una possibile spiegazione. Questa sostanza avrebbe indotto una profonda catalessi, facilmente scambiata per morte. L’amministrazione di tale composto potrebbe essere stata mirata a far sembrare Gesù morto prima dell’inizio dello Shabbat, evitando così la frattura delle gambe e la conseguente morte definitiva durante la Pasqua. I seguaci di Gesù avrebbero recuperato il suo corpo per seppellirlo prima dello Shabbat, e in seguito lo avrebbero trasferito per curarlo.

Il Corano, pur rispettando Gesù, presenta una diversa prospettiva: Gesù non sarebbe morto sulla croce né risorto, ma asceso al Paradiso in corpo e anima.

Infine, l’interpretazione del “peccato originale” e la missione redentrice di Gesù meritano riflessione. Sia la Bibbia di Gerusalemme che autorevoli teologi cattolici mettono in discussione la tradizionale interpretazione di Adamo ed Eva e del loro allontanamento dall’Eden per aver mangiato un frutto proibito. La natura stessa del “peccato originale” viene contestata, sollevando dubbi sulla fondatezza della missione di Gesù come redentore dell’umanità da un tale peccato. Se il peccato originale non fosse un evento storico, la missione di Gesù assumerebbe un significato completamente diverso. Buona Pasqua!

Redazione

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