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La Nascita del Cristianesimo: Una Ricostruzione Storica

Durante la Settimana Santa, è naturale interrogarsi sulla figura di Gesù, il cui nome ebraico era Giosuè (Yeshua). In questo articolo e nel successivo (pubblicato sabato), esamineremo la sua vita, dalla nascita all’arresto e al processo. La prossima settimana approfondiremo la crocifissione e la presunta resurrezione, analizzando anche le discrepanze storiche e le interpretazioni bibliche, con riferimenti alla Bibbia di Gerusalemme e al pensiero di diversi teologi. Studi recenti mettono in discussione la nascita di Gesù a Betlemme, città tradizionalmente considerata la culla del Messia ebraico discendente di Davide, e anche a Nazareth, inesistente all’epoca. Questo dubbio, come riportato in precedenti articoli, è stato sollevato anche da Papa Benedetto XVI nel suo libro “L’infanzia di Gesù”. Il Vangelo di Luca, capitolo 4, descrive una Nazareth che non corrisponde alla realtà storica, ma che invece si adatta alla città di Gamala, noto centro di ribelli antiromani, profilo che sembra rispecchiare quello di Gesù stesso. L’appellativo “Nazareno” potrebbe celare il fatto che fosse un nazireo, un individuo consacrato a Dio, che seguiva rigorosamente le leggi divine. Gesù, quindi, era un rabbino (capo spirituale) antiromano, scrupoloso osservante della legge mosaica, che non aveva alcuna intenzione di fondare una nuova religione. Le affermazioni di Gesù sulla non-pace (Matteo 10,34: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada”) e la necessità di possedere una spada (Luca 22,36: “Ed egli soggiunse: Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una”) contraddicono l’immagine di un predicatore pacifista. Inoltre, Matteo 5,17 (“Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento”) dimostra la sua intenzione di rimanere all’interno del giudaismo. Il suo dibattito con i farisei, spesso interpretato come dissenso, era invece una pratica comune di studio della Bibbia, che prevedeva il confronto di opinioni contrastanti per evitare conclusioni affrettate. La consuetudine per i rabbini di essere sposati, con la sola eccezione di Simeon ben Azzai, solleva interrogativi sulla figura di Gesù. A meno che, come ipotizzato anche da Papa Benedetto XVI, non fosse un Essenico, comunità che praticava il celibato, l’esistenza di una compagna, Maria Maddalena, diventa plausibile. Per quanto riguarda la resurrezione di Lazzaro, alcuni studiosi, come Christopher Knight e Robert Lomas in “La Chiave di Hiram” (Mondadori, 1997), la interpretano come un rituale iniziatico. Le guarigioni, come quella della vista, potrebbero essere spiegate con tecniche mediche dell’epoca, mentre la guarigione del ragazzo indemoniato (Matteo 17,14-18; Marco 9,14-27; Luca 9,37-43), secondo un medico citato da Mauro Biglino, potrebbe essere semplicemente l’osservazione di una crisi epilettica. I Romani, contrariamente a quanto si pensa, tolleravano i culti locali, richiedendo solo il riconoscimento dell’imperatore. L’invio di una coorte (480-600 soldati) per arrestare Gesù suggerisce che fosse considerato un pericoloso ribelle, non un semplice predicatore. La probabilità che Gesù sia stato consegnato dai dirigenti ebrei ai Romani per sedare una possibile rivolta è alta. Tuttavia, è improbabile che i Romani, dopo averlo catturato, lo abbiano consegnato agli ebrei per il giudizio. La narrazione evangelica del processo appare come un’operazione di manipolazione, un linciaggio sommario, volto a deresponsabilizzare i Romani (Pilato, che non trova Gesù colpevole) e ad addossare la responsabilità agli ebrei. La frase del rito del Venerdì Santo, eliminata nel 1959 da Papa Giovanni XXIII (“Preghiamo anche per i perfidi Ebrei, affinché il Signore e Dio nostro tolga il velo dai loro cuori ed anche essi riconoscano il Signore nostro Gesù Cristo”), riflette la volontà di occultare la responsabilità romana nell’uccisione di Gesù, dopo che Costantino, con l’editto di Milano (313 d.C.), aveva favorito il Cristianesimo, rendendolo poi religione di Stato con l’editto di Tessalonica (380 d.C.). Continua la prossima settimana!

Redazione

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