La Mortalità Divina: Un’Analisi Transculturale e Biblica

La Mortalità Divina: Un’Analisi Transculturale e Biblica

In un precedente articolo, abbiamo esplorato la longevità, eppure la finitezza, della vita divina in diverse mitologie. Esaminiamo alcuni esempi chiave: Krishna, figura eroica e divinità indù, inizialmente un eroe tribale degli Yadava, la cui saggezza e abilità guerriera lo elevarono a divinità, poi assimilato a Visnù. La tradizione indù colloca la sua morte fisica, calcolata dall’astrologo Āryabhaṭa (V secolo d.C.), intorno al 18 febbraio 3103/3102 a.C. La sua dipartita, causata da una freccia che colpì il suo unico punto vulnerabile, presenta una sorprendente somiglianza con la morte di Achille, suggerendo possibili influenze indiane nell’Iliade. Passando alla mitologia greca, Zeus, sovrano degli dei, nato a Creta, sfuggì alla morte per mano di Crono grazie a Rea, che lo nascose. Tuttavia, le leggende cretesi attestano la sua morte e la sepoltura sulla cima di Yuktas. Benché privo di datazione precisa, il decesso di Zeus conferma la mortalità anche degli dei dell’Olimpo. Consideriamo, poi, il Cristianesimo, con le sue radici nella visione di San Paolo e nell’interpretazione della Bibbia ebraica. Il Salmo 82 afferma: “Io ho detto: Voi siete dèi, figli dell’Altissimo; tuttavia morirete come uomini, e cadrete come uno qualsiasi dei potenti.” Questo passo descrive un’assemblea divina presieduta da Elyon (l’Altissimo), dove la parola Elohim, solitamente tradotta come “Dio”, assume il significato di “giudici”. Anche Giovanni 10,34 riporta una citazione simile attribuita a Gesù: «Non sta scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi?”». L’idea di un Dio eterno è, dunque, una costruzione teologica. Il termine ebraico “olam”, tradizionalmente tradotto come “eternità”, indica invece un periodo indefinito o un luogo sconosciuto, come nel Salmo 23, 7, dove “porte eterne” andrebbe reso come “porte aperte su un luogo sconosciuto”, richiamando il pianeta Krypton di Superman, “nascosto” in greco, analogamente all’origine sconosciuta di Yahweh per gli ebrei dell’epoca. Nel Salmo 82, inoltre, “giudici” non è Elohim, ma “sciofetim”, come confermato dal Rav Dario Disegni. L’annuncio della loro mortalità da parte di Dio avrebbe certamente suscitato stupore tra i “giudici”, portandoli a interrogarsi sulla propria natura e destino.