La pittura di Sergio Vecchio si addentra nella memoria individuale e collettiva, evocando una natura primigenia, intrisa di mito e poesia. Le sue opere rivisitano l’antico e la tradizione classica attraverso la lente della modernità, creando una mitologia contemporanea che affronta gli interrogativi dell’uomo di oggi. La forza del classico si scontra con l’energia del contemporaneo, generando un dialogo dinamico, un processo di metamorfosi continua e inventiva.
Una mostra retrospettiva, intitolata “L’impronta dorica nel segno contemporaneo”, ospitata presso l’ex convento di San Michele a Salerno (a cura della famiglia Vecchio e Gabriella Taddeo, promossa dall’Associazione “Opificio Crea” e dall’associazione “HERA creativa”, con il patrocinio di Carisal, del Comune e della Provincia di Salerno), ha ispirato una serata musicale (giovedì 22 febbraio, ore 18), curata da Olga Chieffi, che esplora la dialettica tra gli strumenti di Dioniso e Apollo, fiati e corde. L’evento ha coinvolto musicisti di talento: i flautisti Antonio Senatore e Mario Montani, gli oboisti Antonio Rufo e Giuseppe Feraru, il trombettista Raffaele Alfano, il violinista Luca Gaeta, il violoncellista Mauro Fagiani e il percussionista Gerardo Avossa Sapere all’hang drum.
Il concerto ha tracciato una mappa sonora inaspettata, partendo da compositori classici come Debussy, Mozart, Donizetti, Telemann, Morricone e Bach, fino alle sonorità più moderne dell’hang drum. Raffaele Alfano ha dato inizio alla performance con un brano tratto da “Elisir d’amore” di Donizetti, evocando l’arrivo di un personaggio importante. L’atmosfera è stata poi arricchita dalle note dell’hang drum di Gerardo Avossa Sapere, un suono etereo e suggestivo. Antonio Rufo e Giuseppe Feraru hanno eseguito una trascrizione della Sonata in La minore di Telemann, evidenziando le abilità virtuosistiche degli interpreti.
Antonio Senatore e Mario Montani hanno interpretato brani che riecheggiano le figure e i paesaggi delle opere di Vecchio. Montani ha eseguito “Syrinx” di Debussy, catturando l’essenza stessa del flauto. Ha poi musicato gli uccelli presenti nelle opere di Vecchio, attraverso “Le carnaval des animaux” di Saint-Saëns. In duo con il suo maestro, ha eseguito quattro trascrizioni per due flauti tratte dal “Flauto Magico” di Mozart, interpretando arie come “Der Vogelfanger bin ich ja” e “Der Holle Rache kocht in meinen Herzen”.
Il concerto si è concluso con un’esecuzione di brani di Bach da parte di Luca Gaeta al violino e Mauro Fagiani al violoncello, scegliendo tra le sue Invenzioni a due voci, mostrando la fusione tra arte e scienza. Attraverso questa esperienza sonora, la mostra di Sergio Vecchio è stata arricchita da un’interpretazione musicale che ne amplifica la potenza evocativa e il messaggio mitologico.
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