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La Concezione di Gesù nel Cristianesimo Primitivo: Dall’Uomo Divino alla Trinità

Come veniva percepita la figura di Gesù nelle prime comunità cristiane? Le concezioni divergevano significativamente dalla teologia moderna. Anche Paolo, spesso considerato il fondatore del cristianesimo, nei suoi scritti non identifica mai Gesù come “Theos” (Dio), ma utilizza il termine “Kyrios”, ovvero Signore. Gesù, dunque, era una figura venerata, ma non ancora divinizzata nella stessa maniera di oggi. Si potrebbe dire che era considerato un semidio, paragonabile a figure mitologiche come Ercole, Achille, Enea o Gilgamesh. Questa prospettiva è confermata da un importante testimone: Giustino Martire, un santo e Padre della Chiesa. Nella sua “Apologia”, indirizzata all’imperatore Antonino Pio, Giustino paragona la nascita, la morte e la risurrezione di Gesù alle narrazioni mitologiche di eroi come Ermete, Asclepio, Dioniso ed Ercole, dimostrando come il racconto cristiano non fosse una novità assoluta all’interno del panorama religioso dell’epoca. Per Giustino, la divinità di Gesù si basava su saggezza e potenza, anche se fosse stato semplicemente un uomo. L’assimilazione a figure mitiche sottolinea la natura complessa e in evoluzione della cristologia primitiva.

Da queste concezioni derivò l’arianesimo, una corrente teologica che ebbe origine da Ario (256-336 d.C.), vescovo e teologo. Per gli ariani, Dio, principio unico, immutabile ed eterno, non poteva condividere la sua essenza divina. Gesù, “generato” e non eterno, era una creatura superiore, divina ma finita, inferiore al Padre. Anche l’imperatore Costantino, che nel 313 d.C. decretò la tolleranza religiosa nell’Impero Romano, potrebbe essere stato inizialmente ariano, battezzato dal vescovo Eusebio di Nicomedia, anch’egli ariano. L’interesse di Costantino era quello di trovare un elemento unificante per l’Impero in declino, inizialmente rivolgendosi ai culti misterici di Mitra, ma poi indirizzando la sua attenzione sul Cristianesimo. Tuttavia, la molteplicità di interpretazioni all’interno del Cristianesimo si rivelò un ostacolo. Il Concilio di Nicea del 325 d.C., indetto da Costantino, tentò di imporre una uniformità di fede, ma con scarso successo. Soltanto con l’editto di Tessalonica del 380 d.C., emanato dagli imperatori Graziano, Teodosio I e Valentiniano II, l’arianesimo e i culti pagani furono duramente repressi. Nel frattempo, si stava affermando la dottrina della Trinità, con la definizione di Gesù come “generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”, come espresso nel credo niceno-costantinopolitano, aprendo la strada alla concezione trinitaria oggi dominante nel Cristianesimo.

Redazione

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