Categories: Attualità

Una donna vive nell’incubo dello stalking: il suo persecutore è ancora libero

La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne ci ricorda la drammatica realtà di Angela, una cinquantaquattrenne di Nocera Inferiore, vittima di mesi di violenze e minacce da parte di un vicino di casa. La sua terribile esperienza iniziò a gennaio 2023, con un innocuo invito a un caffè che si trasformò in un incubo. L’uomo, che chiameremo Gennaro, ha iniziato a considerarla sua proprietà, senza alcun suo consenso. La paura è palpabile nel racconto di Angela: dopo un breve periodo di frequentazione, lei cercò di porre fine alla relazione, ma la reazione di Gennaro fu violenta. Inseguita e colpita con uno zerbino, subì numerosi pugni alla testa, persino in presenza di testimoni. Intervennero le forze dell’ordine, ma l’aggressione lasciò Angela con capelli strappati e un trauma cranico. Dopo le scuse e le lacrime di pentimento di Gennaro (“Ho perso la testa”), Angela, purtroppo, gli diede una seconda possibilità. Ma la violenza riprese, alimentata dalla pretesa di Gennaro di una convivenza forzata. Angela, con fermezza, rifiutò, asserendo di avere una vita propria, con i suoi figli, e che non avrebbe mai condiviso la sua casa con un uomo di cui non si fidava. A luglio, un nuovo episodio di violenza: Gennaro la aspettò dopo il lavoro, e dopo una lite la aggredì, strappandole i vestiti e lasciandola seminuda per strada. Un testimone chiamò i carabinieri. Ne seguirono altri episodi: percosse con conseguente frattura zigomatica, auto e garage vandalizzati, disturbi sul posto di lavoro, e persino il lancio di un vaso di fiori dal piano di sopra. Culmine di questa escalation di violenza fu l’atto agghiacciante di cospargere la porta di casa di Angela con la benzina, un gesto che solo le grida disperate di lei e della figlia, e la presenza dei vicini, impedirono di trasformarsi in un’apocalisse di fuoco. Ironia della sorte, mentre Angela sporgeva denuncia, Gennaro si fece ricoverare all’Utic di un ospedale di Salerno, impedendo l’applicazione di misure cautelari. Angela vive nel terrore costante per la sua vita e quella dei suoi figli, mentre il suo persecutore rimane impunito. La sua disperata domanda echeggia nel vuoto: “Se mi ucciderà, cosa farete? Mi piangerete e organizzerete fiaccolate?”. Ci si domanda, amaramente, se la legge sia realmente in grado di proteggere le vittime di violenza di questo tipo.

Redazione

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