Categories: Cultura & Spettacolo

La Dea Dimenticata: Anat-Yahu e la Cancellazione di una Consorte Divina

L’esistenza di una consorte divina per Yahweh, il dio del popolo ebraico, è un tema affascinante e controverso. Precedentemente accennato, questo aspetto della religione antica viene ora approfondito. Nell’ambito delle culture cananee e ugarittiche (Ugarit, oggi Ras Shamra, sulla costa siriana), Yahweh era venerato, ma la sua compagna, spesso identificata come Asherah o Astarte, era altrettanto nota. Una delle sue incarnazioni, Anat-Yahu (“moglie di Yahweh”), era particolarmente adorata nella colonia ebraica di Elefantina, in Egitto. Lo studioso Karel Van Der Toorn, nel suo articolo del 1992 (“Anat-Yahu, alcune altre divinità e gli ebrei di Elefantina”, pubblicato nel volume XXXIX, fascicolo 1, della rivista *Numen*) offre un’analisi approfondita di questo argomento. Ulteriori approfondimenti sono disponibili nel libro di A.P. Wolf, “Anat-Yahu. The Queen of Heaven”. L’esistenza di Anat-Yahu è attestata da reperti archeologici, come ostraka (frammenti di ceramica) rinvenuti a Ugarit e Kuntillet Ajrud, che riportano menzioni di “Yahweh” e della sua “Asherah” (ad esempio: “Yahweh del Teman e la sua Asherah ti accompagnino durante il tuo viaggio”). Testi ugaritici, accadici e ittiti forniscono ulteriori conferme. Anche la Bibbia contiene riferimenti, sebbene una progressiva rimozione sia evidente nel corso del tempo. Confrontiamo, ad esempio, Deuteronomio 16:21 in diverse traduzioni: la versione CEI moderna recita “Non pianterai alcun palo sacro di qualunque specie di legno, accanto all’altare del Signore tuo Dio”; mentre la Riveduta del 1925 e la Nuova Riveduta parlano di “idolo d’Astarte”. Analogamente, il testo di Geremia 44:17, che descrive offerte alla “Regina del cielo”, sembra riferirsi ad Astarte. La progressiva eliminazione di Anat-Yahu dalla narrazione biblica è probabilmente attribuibile alla crescente influenza di una cultura ebraica maschilista, accentuata ulteriormente dopo il ritorno dall’esilio babilonese nel VI secolo a.C. La successiva diffusione di una cultura cristiana, con la sua connotazione sessuofobica, ha completato il processo di cancellazione.

Redazione

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