La venerazione di Abramo, figura cardine di ebraismo, cristianesimo e islam, contrasta con alcuni passaggi narrativi della Genesi. I capitoli 12 e 20 descrivono come, per due volte, il patriarca abbia esposto sua moglie Sara a situazioni pericolose, presentandola come sorella per garantirsi protezione e ricchezze. In Egitto, questa strategia porta ad un vantaggio materiale consistente in bestiame, schiavi e schiave. Un episodio analogo si ripete a Gerar, con Abramo che ottiene nuovamente favori e doni dal re Abimèlech dopo che quest’ultimo riceve un’avvertimento divino riguardo a Sara. La Genesi descrive quindi un comportamento tutt’altro che irreprensibile, che utilizza la vulnerabilità di Sara a proprio vantaggio economico e personale. Questo racconto, seppur celebrativo in altri aspetti, lascia spazio a riflessioni sulla complessità della figura di Abramo e sulla natura stessa dei testi sacri, che presentano personaggi in tutta la loro umana contraddittorietà. Questa ambiguità morale, rilevante nel contesto storico, solleva interrogativi sulla idealizzazione dei personaggi biblici e sulla loro capacità di incarnare contemporaneamente virtù e vizi.
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