Resti di elefante preistorico svelano antiche tecniche di caccia nel Cilento
Una scoperta straordinaria nella Grotta del Poggio a Marina di Camerota getta nuova luce sulle abilità e sul comportamento umano nel Paleolitico. Scavi recenti, condotti tra l’1 e il 18 settembre 2022 da un team congiunto delle Università di Siena e Bologna, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica per le province di Salerno e Avellino e l’amministrazione comunale di Camerota, hanno riportato alla luce i resti di un imponente *Palaeoloxodon antiquus*, comunemente noto come “elefante a zanne dritte”. L’analisi di un osso dell’arto ha rivelato inequivocabili segni di percussione, indicando una macellazione da parte di esseri umani. Questo rinvenimento eccezionale attesta la capacità di gruppi di cacciatori-raccoglitori, circa 140.000 anni fa, di abbattere e sfruttare grandi mammiferi. La scoperta assume un’importanza ancora maggiore considerando la contemporaneità con la diffusione dell’Homo sapiens e lo sviluppo della capacità di controllare il fuoco. L’animale, di dimensioni notevoli (circa 4 metri di altezza), presentava zanne dritte e verticali, caratteristiche della specie *Palaeoloxodon antiquus*, estintasi in seguito. La presenza di questa specie negli strati più antichi della grotta era già stata ipotizzata negli anni ’60 dal Professor Palma di Cesnola. La Grotta del Poggio, fonte di dati unici per comprendere la storia delle popolazioni del sud Italia, è oggetto di un progetto di ricerca internazionale (“Our first steps to Europe: Pleistocene Homo sapiens dispersals, adaptations and interactions in South-East Europe”) finanziato da un grant ERC Advanced dell’Università di Tubinga, sottolineando il valore globale di questa scoperta.