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Il Concilio di Trento e la trasformazione del monastero di Sant’Anna a Nocera

La città di Trento, tra il 1545 e il 1563, ospitò un importante concilio ecumenico, radunando oltre 255 vescovi cattolici nel suo momento di maggiore affluenza. L’obiettivo era attuare riforme per contrastare la Riforma luterana. Tra le decisioni prese, una riguardava la ristrutturazione delle chiese, imponendo il passaggio da una pianta a tre navate a una a navata unica. Questa disposizione ebbe conseguenze inaspettate sul monastero di Sant’Anna a Nocera, un complesso domenicano femminile fondato nel 1282 dal vescovo di Capaccio, Pietro di Nuceria. Inizialmente costituito da una modesta abitazione e cappella dedicata a Santa Maria delle Grazie, il monastero si era arricchito nel corso dei secoli di numerose opere d’arte, grazie alle donazioni delle nobili famiglie che vi affidavano le proprie figlie. Celebri artisti, da Roberto d’Oderisio ai Solimena, contribuirono alla sua bellezza. Nel Settecento, il monastero, proprietario di vaste terre a Fiano, gestiva una complessa amministrazione agricola, culminata nella costruzione di una masseria e della chiesa parrocchiale di Sant’Anna (1792). La storia del monastero, ampiamente documentata dallo storico Gerardo Ruggiero, è un prezioso patrimonio artistico, che spazia dallo stile gotico a quello barocco, con affreschi e dipinti dal Trecento all’Ottocento. Un episodio meno conosciuto riguarda l’influenza del Concilio di Trento. Alcuni cercarono di utilizzare la nuova normativa architettonica per trasferire il monastero in una posizione più centrale. Le monache, dopo anni di controversie giurisdizionali con i vescovi, si opposero accettando, però, di ristrutturare la chiesa, sopprimendo le navate laterali per conformarsi alla nuova norma. Questo intervento, avvenuto nella seconda metà del Seicento, causò la perdita parziale, ma significativa, di preziosi affreschi, come documentato da Carmine Zarras (articolo consultabile online). Questo episodio evidenzia come una decisione del Concilio di Trento abbia contribuito alla perdita di un rilevante patrimonio artistico di Nocera.

Redazione

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