Sentenza tedesca apre nuove prospettive sul risarcimento danni da spam in Italia

Sentenza tedesca apre nuove prospettive sul risarcimento danni da spam in Italia

Un recente verdetto di una corte d’appello tedesca, basato sul Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), stabilisce un importante precedente per l’Italia riguardo al risarcimento danni causati dallo spam. Il tribunale ha condannato un mittente di email pubblicitarie a risarcire il destinatario per il tempo perso a leggere ed eliminare due messaggi indesiderati. Questo caso contrasta con la precedente giurisprudenza italiana, che, pur riconoscendo il diritto al risarcimento per violazioni dei dati personali ai sensi del precedente Codice Privacy (ora abrogato), ha sempre respinto le richieste relative allo spam, considerando il disturbo minimo e tollerabile. La Corte di Cassazione italiana, ad esempio, ha persino sanzionato un ricorrente per “lite temeraria” per aver reclamato un risarcimento per dieci email indesiderate in tre anni, qualificando la richiesta come “abuso dello strumento processuale”. La sentenza tedesca, invece, ha quantificato il danno in 25 euro, riconoscendo che la ricezione di email pubblicitarie senza consenso costituisce un’intrusione che va oltre l’uso ordinario del computer. L’applicazione del GDPR, con la sua enfasi sulla protezione dei dati personali, sembra quindi aprire la strada ad una rivalutazione del concetto di danno da spam in Italia, svincolandolo dalla precedente interpretazione restrittiva e focalizzandosi sull’effettivo disagio e sulla perdita di tempo causati. La decisione tedesca offre un significativo spiraglio per chi subisce il costante bombardamento di email indesiderate e potrebbe influenzare la futura giurisprudenza italiana in materia.