Un’appassionata conferenza sul contributo artistico di Angelo e Francesco Solimena, padre e figlio, maestri del barocco napoletano, si è svolta ieri pomeriggio presso il Centro di Aggregazione Giovanile di Nocera Inferiore. Il relatore, Enrico De Nicola – ricercatore, docente di storia dell’arte e profondo conoscitore dell’opera dei due pittori, nocerino-serinese d’origine e cavese d’adozione – ha guidato il pubblico in un viaggio alla scoperta della significativa presenza “solimenesca” nel territorio. De Nicola ha sottolineato la scarsa consapevolezza locale di questo prezioso patrimonio artistico e culturale, lamentando la mancanza di iniziative di valorizzazione dopo la mostra del 1990 e alcuni interventi successivi: “Dopo un periodo di attenzione, un silenzio assordante ha avvolto questo tesoro. Eppure, sono emerse novità significative, come la mia recente riscoperta delle case dei Solimena, un dato di non poca rilevanza per Nocera. Dobbiamo interrogarci su come raccogliere questa straordinaria eredità, promuovendola e trasformandola in una fonte di orgoglio identitario. Il vantaggio turistico ed economico seguirà di conseguenza; ma partiamo dalla consapevolezza della nostra storia ricca e profonda.” La presentazione, più un dialogo che una lezione, ha spaziato tra le numerose opere dei Solimena a Nocera. Angelo, maestro indiscusso di affreschi sacri, ha lasciato la sua impronta nell’affresco del Paradiso della cattedrale (a cui contribuì anche Francesco) e nell’Incoronazione di Sant’Anna presso l’omonimo monastero. Francesco, artista eclettico e innovativo, divenne uno dei più celebri pittori del suo tempo, richiesto anche dalle corti europee. De Nicola ha illustrato la sua maestria compositiva, frutto di accurati studi e bozzetti preparatori, esemplificando con opere come “Il massacro dei Giustiniani a Scio” (Museo di Capodimonte). A Nocera, si possono ammirare opere come “Adorazione dei pastori” (Chiesa di Sant’Antonio) e “San Marco Evangelista” (Vescovado). La sua influenza si estende anche all’architettura, come dimostra il progetto del campanile della cattedrale, spesso criticato per la sua forma poco slanciata, ma che, secondo De Nicola, rappresenta un’ulteriore dimostrazione dell’originalità dell’artista: “Le proporzioni del campanile non sono casuali. Era esattamente la forma che Francesco voleva realizzare: un campanile che fosse anche un arco trionfale.”
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