Il presidente Mattarella, nel suo discorso commemorativo del 25 aprile, ha illuminato la complessa situazione ucraina. Papa Francesco, analogamente, ha sottolineato la priorità della pace, ma ha implicitamente riconosciuto la necessità di decisioni coraggiose. La ricerca della pace, infatti, non può essere confusa con il pacifismo; questi due concetti sono intrinsecamente opposti. Come ha evidenziato Mattarella, il 25 aprile ci ricorda l’appello alla pace, ma una pace che non cede alla sopraffazione. La lotta del popolo ucraino rappresenta una resistenza contro un’aggressione ingiustificata e una pericolosa politica di potenza imposta dal dittatore Putin. L’Ucraina, malgrado le difficoltà, persegue la democrazia e l’integrazione europea; al contrario, la Russia e la Bielorussia, da oltre vent’anni, sono prive di un regolare avvicendamento democratico. Questa invasione ha annientato la transizione democratica post-sovietica e svelato la vera natura di Putin, un dittatore che dovrà rispondere delle sue azioni davanti a un tribunale internazionale per crimini di guerra e al popolo russo, vittima del suo regime. Le atrocità perpetrate contro civili, donne, bambini e anziani, l’impiego indiscriminato di armi devastanti, non hanno giustificazione. L’ambizione di Putin di sottomettere l’Ucraina, escludendola dai traffici marittimi del Mar Nero e appropriandosi delle sue risorse industriali ed energetiche, ricorda le pagine più oscure dell’imperialismo e del colonialismo. La pace richiede sacrifici, ma la difesa dei valori occidentali di libertà e democrazia impone una ferma risposta all’aggressore. Nessuna guerra è giusta, ma quando è necessaria per difendere la pace, non si può indietreggiare. Come recita il detto latino “si vis pacem, para bellum”, la pace si costruisce anche con le armi, così come fecero i nostri partigiani il 25 aprile, resistendo alla tirannia nazifascista. Il pacifismo, in questo contesto, è la negazione stessa della pace. La difesa richiede un esercito, e questo è un dato di fatto doloroso ma ineluttabile. Tutti noi dovremo affrontare sacrifici, ma questi saranno di gran lunga minori rispetto a quelli che subiremmo se l’aggressione non venisse fermata tempestivamente, anche con l’invio di truppe. È quindi necessario puntare a un rafforzamento dell’Unione Europea, con un’unica voce nelle politiche estere, finanziarie, industriali ed energetiche. Il 25 aprile sia un monito e un auspicio per una nuova Europa, ispirata al Manifesto di Ventotene e all’eredità di David Sassoli; un’Europa che si oppone fermamente alla dittatura di Putin e che auspica un futuro democratico per la Russia.
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