La pretestuosa invasione russa dell’Ucraina, con la sua giustificazione simile a quella hitleriana per i Sudeti, rappresenta un attacco frontale ai valori democratici europei. La guerra non è solo un conflitto territoriale, ma uno scontro ideologico tra il presidente democraticamente eletto Volodymyr Zelensky e il dittatore Vladimir Putin, ex agente del KGB, che governa la Russia con un pugno di ferro, come dimostrato dalla repressione delle recenti proteste. Mentre la leggerezza di alcune scelte politiche passate appare oggi tragicamente evidente, la situazione a Kyiv evoca inquietanti parallelismi con l’indifferenza mostrata dalle cancellerie europee di fronte all’Anschluss austriaca e all’annessione dei Sudeti. Le sanzioni e le restrizioni finanziarie, seppur necessarie, non bastano: è il futuro stesso dell’Europa che è in gioco. Il Dniepr, confine tra le regioni ucraine a maggioranza russa e quelle occidentali, rappresenta solo un primo ostacolo alle ambizioni imperialiste di Mosca, che mira a ricreare una sfera d’influenza simile a quella post-Yalta, minacciando apertamente Svezia e Finlandia e rappresentando una seria minaccia alle repubbliche baltiche e ad altri paesi dell’Europa centrale. Le parole di Putin sul regime ucraino, definite “nazista e drogato,” rivelano un leader paranoico, animato da un delirio di onnipotenza e da nostalgiche aspirazioni sovietiche, che sembrano però rese obsolete dalle nuove tecnologie militari e dalla guerra cibernetica. L’aggressione attuale è il culmine di un piano orchestrato fin dal 2014, dall’occupazione della Crimea e dal sostegno alle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. In otto anni, Putin ha beffato l’Europa, costruendo una economia autarchica in grado di resistere alle sanzioni, pur impoverendo la Russia. Non si tratta di una “blitzkrieg”, né di una mera operazione militare, come dimostrano gli attacchi indiscriminati contro civili, incluso bambini a Sumy. È necessario un intervento risoluto: la creazione di una forza di pace delle Nazioni Unite, con la sospensione del diritto di veto russo, e un intervento militare europeo per la pace sono cruciali. Zelensky ha ragione: l’Ucraina è lo scudo dell’Europa. La guerra è iniziata; solo una risposta unita e decisa dell’Occidente, affermando il diritto all’autodeterminazione e condannando l’uso della forza per rovesciare governi democratici, può impedire una nuova tragedia. L’inazione equivale a una sconfitta.
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