Due anni fa, l’Italia affrontò i primi casi di COVID-19, dando inizio a una pandemia che ha profondamente trasformato il mondo. Ricordo con chiarezza l’angoscia di quei giorni iniziali, confinato nel municipio, poi a casa, a registrare i contagi su un’agenda improvvisata, annotando i numeri di telefono più urgenti. La visione televisiva dei camion carichi di bare a Bergamo mi fece sprofondare nel panico. Mia moglie e i miei figli erano in isolamento, mentre io, nel mio studio, temevo di contagiarli. Ricordo i pattugliamenti in strade deserte, le prime chiusure di scuole e mercati – decisioni che alcuni non compresero. Le videochiamate con le forze dell’ordine furono costanti. Grazie alla generosità dei cittadini e al lavoro instancabile dei volontari della Protezione Civile, potemmo raccogliere e distribuire generi alimentari. Mario Prisco ha giocato un ruolo fondamentale nel coordinamento incessante, giorno e notte. Ricordo le mascherine cucite dai cittadini, che non ho avuto il tempo di ringraziare adeguatamente. La voce spezzata dalla stanchezza e dalle lacrime della responsabile del Pronto Soccorso che implorava aiuto mi è rimasta impressa. Le telefonate con Andrea Lupi per l’installazione di una tenda, l’impegno di Renato, Luciano e Raffaele per un container e attrezzature di protezione presso il pronto soccorso, Ilario e Paolo che si procuravano le provviste, Federica che contattava scuole e insegnanti, Nicoletta che mi portava le tute protettive, e Saverio che effettuava i tamponi. I primi decessi in ospedale mi riempirono di rabbia e frustrazione. Ho ricevuto numerose chiamate da persone contagiate, chiuse in casa, che chiedevano aiuto e sostegno. Una foto interpretata male ha rischiato di scatenare un linciaggio mediatico; era solo paura. Il nostro dirigente ha redatto un report meticoloso di norme e divieti, distribuito in mezza Campania. La chat con i sindaci dell’Agro ha portato alla creazione della Conferenza permanente. La generosità di imprenditori, la collaborazione instancabile di assessori e consiglieri, e quella dei cittadini, ci ha permesso di raccogliere 100.000 euro da donare all’ospedale per tute, mascherine, ecografi e (unico comune ad averlo fatto) una macchina per i tamponi. Antonio e Antonio si sono occupati della distribuzione dei primi aiuti a cittadini e commercianti, per un totale di 600.000 euro – una cifra che all’inizio sembrava irraggiungibile. Poi c’è stato il Palasport da attrezzare e la prima campagna vaccinale da avviare, con Enzo che si occupava dell’organizzazione logistica. Guidare una comunità in questo periodo è stato molto più che costruire strade, palazzi o opere pubbliche. È stata un’esperienza che ricorderò per tutta la vita. Manlio Torquato
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