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L’Italia: un bis presidenziale tra crisi e sberleffi internazionali

“Che figuraccia!”, avrebbe esclamato Emilio Fede a caldo, una frase che riecheggia prepotentemente dopo la clamorosa riconferma di Sergio Mattarella alla presidenza italiana. Il Capo dello Stato, inizialmente propenso al ritiro a vita privata, ha ceduto di fronte all’emergenza politica, sacrificando il meritato riposo per scongiurare un’ulteriore crisi. Tale decisione, però, ha nuovamente esposto l’Italia alle ironie internazionali, dipinta ancora una volta come una “repubblica delle banane”, come già avvenuto in passato. La stampa estera ha commentato l’evento con toni vari, ma tutti improntati a una certa incredulità. Il Guardian, ad esempio, ha sottolineato le profonde divisioni politiche emerse durante una procedura parlamentare definita “farsa”, evidenziando la riluttanza dell’ottantenne presidente a un secondo mandato. Analogamente, la BBC ha parlato di “senso di responsabilità” e di “votazioni tese”. Dai media americani, il Washington Post ha descritto Mattarella come un presidente “a malincuore”, ricordando la fotografia dei suoi traslochi dal Quirinale. Il New York Times, invece, ha evidenziato la guida del Presidente durante sette anni turbolenti, definendolo un baluardo della democrazia italiana. In Germania, Spiegel ha definito le elezioni “un teatro dell’assurdo”, mentre il South China Morning Post ha commentato in modo più diplomatico, ma non meno significativo, l’incapacità dei partiti a trovare un candidato alternativo. Anche Kommersant, in Russia, ha evidenziato l’improvvisa inversione di rotta di Mattarella, sottolineando il suo sacrificio per la stabilità politica del paese. Ci si chiede, dunque, se l’Italia meriti questa situazione, se meriti una classe politica che, preoccupata per le imminenti elezioni e per la riduzione del numero di parlamentari, sembra più interessata a strappare tutto ciò che è possibile, anche a costo di danneggiare il sistema. La responsabilità del fallimento è collettiva, anche se figure come Giorgia Meloni si sono distinte per una certa coerenza. Un monito da ricordare per il futuro.

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