La rielezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica solleva interrogativi cruciali sulla natura stessa della nostra istituzione presidenziale. Mentre la figura del Capo dello Stato dovrebbe essere eminentemente super partes – e Mattarella indubbiamente lo è – l’immagine internazionale del nostro Parlamento ne è risultata gravemente compromessa. L’iter elettorale, costellato da spaccature interne ai partiti e da un’evidente carenza di leadership, ha offerto uno spettacolo politico desolante, amplificato dai commenti e dalle immagini diffuse sui social media. Il risultato, che colloca Mattarella al secondo posto tra i Presidenti più apprezzati dopo Pertini, evidenzia la drammatica impasse politica in cui versa il Paese. In un panorama politico popolato da personaggi di scarso rilievo, Mattarella rappresenta un’eccezione, un’isola di autorevolezza e competenza a livello nazionale e internazionale. Ma cosa accadrà quando figure di tale spessore, espressione di una politica al servizio dello Stato, non saranno più disponibili? Le speculazioni su influenze occulte e manovre di regia, pur presenti, sottolineano soprattutto l’incapacità del Parlamento di raggiungere un accordo su un candidato condiviso. Siamo ancora una Repubblica parlamentare? Di fronte all’impotenza di alcuni nuovi leader e all’inutilità di una politica spesso ridotta a scambio di tweet, appare necessario un ritorno a una politica più rigorosa e di alto profilo, ispirata a modelli tradizionali di impegno civile. Presidente Mattarella, grazie per il suo servizio e scusi per le pressioni subite durante l’elezione.
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