Il 27 gennaio, ricorrenza del Giorno della Memoria, ci impone una riflessione profonda sugli orrori della Shoah. Questa giornata internazionale serve a commemorare le vittime del genocidio nazista, un evento che ha colpito non solo il popolo ebraico, ma numerose minoranze etniche e politiche, rappresentando un’offesa all’intera umanità. Secondo le stime dell’United States Holocaust Memorial Museum, a Washington, circa 15 milioni di persone furono coinvolte in questo genocidio, perpetrato dal Terzo Reich e dai suoi alleati, tra cui il regime fascista italiano. L’obiettivo era una spaventosa “pulizia etnica”, mirante a una omologazione forzata della popolazione. Sei milioni di ebrei persero la vita, ma le vittime includono anche omosessuali, rom, slavi, persone con disabilità, oppositori politici, e appartenenti ad altre categorie considerate “indesiderabili” dai nazisti, tra cui i Testimoni di Geova. Questi numeri sconvolgenti ci interrogano sulla possibilità di un evento simile, e sulla sua eventuale ripetizione nel mondo contemporaneo. L’odio, infatti, prospera in situazioni di disagio, rabbia e crisi, trovando facile sfogo nell’identificazione di capri espiatori su cui riversare frustrazioni individuali e collettive. Si inizia con atti di discriminazione, anche solo verbali, che, alimentati dall’indifferenza generale, possono degenerare in violenze fisiche e repressioni. La cronaca ci offre esempi quotidiani di questa triste realtà. Recentemente, un bambino ebreo di dodici anni è stato vittima di un’aggressione antisemita a Livorno. Il Giorno della Memoria non deve essere un mero esercizio di ipocrisia, un ricordo formale del male compiuto dal passato che maschera la persistenza dell’odio nel presente. Dobbiamo onorare questa data ogni giorno, attraverso le nostre scelte e il nostro comportamento. Ricordiamoci che non esistono categorie etniche o sociali, ma solo l’umanità. Aiutiamo chi è in difficoltà, rifiutando ogni forma di umiliazione e disprezzo. Riconosciamo la pari dignità di ogni individuo, abbracciando le diversità come ricchezza di una comunità e fonte di crescita personale.
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