La Corte di Cassazione condanna l’accesso non autorizzato ai dispositivi del partner

La Corte di Cassazione condanna l’accesso non autorizzato ai dispositivi del partner

Ispezionare il telefono cellulare o gli account online del proprio partner senza il consenso esplicito è un reato, secondo una recente sentenza della Corte di Cassazione. Che si tratti di un coniuge o di un partner convivente, violare la privacy altrui è illegale. Sottrarre con violenza uno smartphone costituisce rapina, anche se la motivazione è quella di scoprire un’eventuale infedeltà. La Corte ha chiarito che il profitto, nell’ambito del reato di rapina, può essere di natura morale, rendendo quindi rilevante l’intento di ottenere informazioni private. Matrimonio e convivenza non giustificano la violazione del diritto alla riservatezza individuale. Qualsiasi intrusione nella sfera privata rappresenta un’illecita violazione della privacy. Pertanto, per accedere ai contenuti del cellulare o ai profili social di un’altra persona è necessario ottenere il permesso. L’utilizzo di informazioni ottenute in modo illegale non solo è inammissibile, ma può avere gravi conseguenze legali per chi ha commesso la violazione. Anche l’accesso tramite credenziali fornite dal partner, ma senza esplicito consenso all’accesso, costituisce accesso abusivo a sistema informatico. Indipendentemente dalle motivazioni, leggere email, messaggi o navigare sui social network di un’altra persona senza il suo permesso è illegale, persino se si sospetta un tradimento. In definitiva, non è consentito accedere alla corrispondenza privata di qualcun altro, indipendentemente dalle circostanze.