A Castellammare di Stabia, si è conclusa la vita di Assunta Maresca, all’età di 86 anni. Figura leggendaria della criminalità organizzata napoletana, la Maresca, divenuta tristemente celebre come “Pupetta”, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della Camorra. Nel 1955, a soli vent’anni e incinta al sesto mese, vendicò l’assassinio del marito, Pasquale Simonetti detto “Pascalone ‘e Nola”, uccidendo il mandante dell’omicidio, Antonio Esposito, detto “Totonno ‘e Pomigliano”. La faida tra i due uomini era nata da contrasti legati al commercio ortofrutticolo. Il processo che ne seguì vide la Maresca coinvolta, con una lettera presentata come prova, nella quale chiedeva un impiego per il figlio e denunciava il danno subito dalle rivelazioni dei collaboratori di giustizia. Condannata a oltre tredici anni di reclusione per omicidio, con la riduzione della pena per la provocazione subita, e con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, ottenne la grazia dopo più di un decennio di carcere. Durante la detenzione, diede alla luce il suo primogenito, Pasqualino. La sua attività criminale proseguì, coinvolgendola nella faida tra Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata, schierandosi con quest’ultima. Negli anni successivi, la Maresca fu al centro di controversie durante la sua reclusione a Bellizzi Irpino, a causa di feste organizzate nella struttura penitenziaria e frequentate da esponenti delle istituzioni.
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