Il 25 novembre: un monito globale contro la violenza di genere

In Italia, nel 2021, si è registrato un aumento del 3% dei femminicidi. A livello mondiale, una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale, ma anche la violenza psicologica lascia profonde ferite. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne rappresenta, anno dopo anno, un amaro riscontro del fallimento delle nostre società nel contrastare questo flagello. Il termine “femminicidio” sottolinea la gravità di un fenomeno che colpisce le vittime in base al loro genere. Perché persiste questa disparità? Perché, persino nelle società europee considerate “evolute”, la donna è spesso relegata a un ruolo subordinato, come dimostra la sfortunata dichiarazione di un noto presentatore televisivo italiano di qualche anno fa. La nostra società si nasconde dietro ipocrisie e luoghi comuni: “Non sono maschilista, ma…”, “Credo nella parità, però…”, “Non è da donna…”. Queste frasi servono a ricordare alle donne il loro “posto”, un passo indietro rispetto all’uomo. Spesso, le radici di questa disuguaglianza sono nell’ambito familiare, dove i fratelli di sesso diverso ricevono trattamenti differenti e la divisione dei compiti tra i genitori è diseguale. Così, si trasmette di generazione in generazione, inconsciamente, l’idea di un valore personale legato al genere, perpetuando un problema che cerchiamo di ignorare, ma che si ripresenta ogni anno con numeri allarmanti di violenze e femminicidi. La maggior parte di questi crimini avviene tra le mura domestiche, includendo aggressioni fisiche, sessuali e, molto frequentemente, psicologiche, emotive ed economiche. Troppe donne sono costrette a subire violenze dai propri partner a causa di una dipendenza economica che le impedisce di lasciarli. Per contrastare questo fenomeno, è fondamentale insegnare, a prescindere dal genere, che nessuno deve sentirsi subordinato e che l’indipendenza di pensiero e di azione è essenziale per la libertà personale. Ricordiamolo a tutte le donne che subiscono pressioni a reprimere i propri desideri, la propria autonomia, la propria opinione, che vengono accusate di provocare, di essere troppo assertive, o che sentono dire che certe cose “non sono da donne” o che “è meglio lasciare fare agli uomini”. Ricordiamole che non devono accettare di essere umiliate, che non è normale che l’amore faccia male. Non lo è.

Redazione

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