Categories: Attualità

Il tragico anniversario del sisma irpino: 41 anni di dolore e memoria

Quarantauno anni fa, il 23 novembre 1980, alle 19:35, un violento terremoto sconvolse la Campania e la Basilicata. Mentre le famiglie si riunivano per la cena domenicale, un iniziale tremito si trasformò in una devastante scossa di 90 secondi, una delle più disastrose mai registrate nel Mezzogiorno. Le province di Avellino e Salerno furono le più colpite, con un bilancio straziante: circa 3000 vittime, quasi 9000 feriti e oltre 300.000 sfollati. Centri abitati come Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Castelnuovo di Conza e Santomenna furono rasi al suolo, trasformandosi in cumuli di macerie e polvere. Le immagini aeree dell’epoca testimoniano la completa distruzione di interi paesi, lasciando una popolazione già provata da un’economia prevalentemente agricola a confrontarsi con una tragedia immane. Il ritardo nell’arrivo dei soccorsi, come ampiamente documentato da cronisti e intellettuali dell’epoca, aggravò la situazione; la precaria viabilità nelle zone rurali impedì un intervento tempestivo ed efficace, lasciando molte persone intrappolate sotto le rovine. I primi a scavare tra le macerie furono volontari e numerosi emigranti del Nord Italia, tornati per cercare i resti delle loro famiglie e delle loro case. La lentezza dei soccorsi diede luogo a dure critiche al sistema, evidenziando ancora una volta la distanza tra lo Stato e il Sud Italia. Domenico Rea, nel centenario della cui nascita ricordiamo quest’anno, descrisse con parole laceranti la tragedia e la sensazione di abbandono vissuta dalle popolazioni colpite, sottolineando l’impotenza di fronte ad una catastrofe che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva.

Redazione

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