Il 18 novembre 1937, nelle sale del municipio di Nocera Inferiore, un evento tragico ha scosso la cittadina: l’uccisione del segretario capo Gian Maria Rossetti. Francesco Ferrigno, un impiegato comunale, ha fatto fuoco con la sua pistola, colpendo mortalmente Rossetti al petto con due proiettili. La vittima, un veronese di 60 anni in servizio a Nocera da appena un anno, è deceduta istantaneamente. Pochi minuti dopo lo sparo, Ferrigno si è consegnato ai Carabinieri.
L’atto omicida, avvenuto poco dopo le nove del mattino, è stato il tragico culmine di una disputa tra i due uomini. Le accuse di negligenza rivolte da Rossetti a Ferrigno sono state ufficialmente indicate come movente. Tuttavia, voci e speculazioni si sono diffuse rapidamente tra i cittadini, con ipotesi che vanno da una relazione sentimentale contesa a loschi affari tra il segretario e l’impiegato. Rossetti, descritto come un rigido sostenitore del regime fascista, era giunto dal nord Italia per imporre una ferrea disciplina all’amministrazione comunale, guidata dal podestà Alfredo Arminio. L’accaduto, in un clima già fortemente permeato dall’ideologia fascista, ha provocato profondo turbamento nell’intera comunità nocerina.
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