Una recente sentenza del Consiglio di Stato ha suscitato speranze di rimborsi per gli utenti Gori, ma l’azienda ha smentito categoricamente questa possibilità. La decisione giudiziaria, che ha annullato gli aumenti tariffari del 30% applicati tra il 2012 e il 2015, è stata salutata con entusiasmo dai comitati per l’acqua pubblica, che avevano promosso il ricorso. Tuttavia, in una nota ufficiale, la Gori ha chiarito che non sono previsti rimborsi. L’azienda ha sottolineato che le tariffe sono determinate dalle autorità competenti e rappresentano la copertura dei costi di gestione e degli ingenti investimenti effettuati (oltre 280 milioni di euro dal 2012 ad oggi) per migliorare il servizio. La sentenza, infatti, ha semplicemente incaricato l’ARERA di riesaminare la questione, senza stabilire con certezza una riduzione delle tariffe. Gori specifica che eventuali diminuzioni riguarderebbero solo gli anni 2012-2015, lasciando invariati gli importi successivi. I comitati per l’acqua pubblica, invece, interpretano la sentenza come immediatamente esecutiva, obbligando l’ARERA a coinvolgere i comuni per una nuova definizione delle tariffe, considerate eccessive. La discrepanza di interpretazioni lascia aperta la questione, con un conflitto tra le parti in merito all’effettiva applicazione della sentenza e all’opportunità di eventuali restituzioni.
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