La scomparsa del corsivo dalla didattica scolastica sta sollevando un acceso dibattito. Mentre la Finlandia ha recentemente eliminato l’obbligo di apprendere la scrittura a mano, in Francia l’insegnamento della calligrafia inizia addirittura all’asilo. In Messico, invece, si privilegia esclusivamente lo stampatello. In Italia, l’introduzione del corsivo in prima elementare varia a seconda delle scuole e degli insegnanti, con esenzioni per alunni con disturbi specifici dell’apprendimento. Una crescente familiarità con dispositivi digitali, sin dalla più tenera età, sta contribuendo alla diminuzione dell’uso della scrittura manuale, con conseguente difficoltà da parte dei giovani nell’esecuzione di un corsivo fluido. L’abilità di digitare rapidamente su tastiere e schermi touch sovrasta, quindi, la capacità calligrafica. Tuttavia, numerosi studi scientifici sottolineano l’importanza della scrittura manuale per lo sviluppo cognitivo infantile. Ricerche nel campo delle neuroscienze e della psicologia indicano un legame significativo tra la scrittura a mano e l’attività cerebrale, con conseguente miglioramento di abilità cognitive come lettura, memorizzazione e produzione linguistica. Una ricerca evidenzia, ad esempio, che bambini tra i 7 e gli 11 anni, scrivendo a mano, mostrano maggiore velocità, ricchezza lessicale e originalità di pensiero rispetto alla scrittura digitale. La questione, quindi, richiede una seria riconsiderazione del ruolo della calligrafia nella formazione dei giovani.
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