L’emergenza sanitaria ha aggravato preesistenti fragilità familiari, esponendo i minori a un rischio maggiore di abusi e maltrattamenti. La forzata convivenza prolungata, le difficoltà economiche e la disgregazione delle routine quotidiane hanno creato un terreno fertile per conflitti coniugali intensificati, con ripercussioni devastanti sui bambini e gli adolescenti. Numerose ricerche internazionali segnalano un incremento di casi, che spaziano dalle violenze fisiche e psicologiche all’estrema negligenza delle cure, sia fisiche che emotive. I minori provenienti da contesti svantaggiati sono particolarmente vulnerabili, ma la problematica interessa trasversalmente tutte le fasce sociali. Dall’inizio della pandemia, nel marzo 2020, famiglie già in difficoltà hanno subito un ulteriore impatto negativo: incertezza economica, gestione simultanea di lavoro e istruzione a distanza, impossibilità di contare sul supporto dei nonni. Questo carico eccessivo ha amplificato le preesistenti problematiche, specialmente nei nuclei familiari con conflittualità pregressa. Il distanziamento sociale, limitando i contatti con figure protettive come insegnanti, e la ridotta affluenza nei pronto soccorso hanno ulteriormente complicato l’individuazione dei casi. Per affrontare questa emergenza, Menarini, in collaborazione con la Società Italiana di Pediatria (SIP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), ha lanciato un nuovo programma di formazione per pediatri, intitolato “Lo sai che … Incontri sulla realtà degli abusi e dei maltrattamenti durante l’età adolescenziale”. 700 professionisti saranno addestrati a riconoscere i segnali di allarme, diventando così una fondamentale “sentinella” del benessere infantile. Pietro Ferrara, coordinatore del progetto e referente nazionale SIP per abusi e maltrattamenti, sottolinea come la pandemia abbia reso più complesso identificare gli abusi a causa del distanziamento sociale e della minore frequentazione dei pronto soccorso pediatrici. La drastica alterazione delle routine domestiche, la chiusura delle scuole e la sospensione delle attività extrascolastiche hanno contribuito a rendere più subdola e silenziosa la violenza, che sebbene prevalentemente presente in contesti socioeconomici svantaggiati, si è estesa anche a famiglie apparentemente “normali” o semplicemente “fragili”. Tra le nuove forme di abuso emerse, si registra un aumento della violenza assistita, celata dal lockdown, e della trascuratezza, con bambini abbandonati a se stessi, privi di cure fisiche e affettive di base.
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