Il mistero dei 28 giorni di febbraio: un’analisi astronomica

L’anno, suddiviso in dodici mesi di durata pressoché uniforme, presenta un’eccezione: febbraio, con i suoi 28 giorni. Questa peculiarità ha radici profonde nell’astronomia e nella storia dei calendari. Secondo Vincenzo Gallo, avvocato, bancario, socio fondatore e segretario del Centro Astronomico Neil Armstrong di Salerno, e appassionato di astronautica, la misurazione del tempo è da sempre legata all’osservazione celeste. Inizialmente, i calendari lunari seguivano le fasi lunari, ma successivamente l’attenzione si spostò sul moto apparente del Sole, fondamentale per comprendere i cicli stagionali. Già nel II secolo a.C., si scoprì che l’anno solare (il tempo impiegato dalla Terra per orbitare intorno al Sole) dura circa 365 giorni e sei ore. Il calendario giuliano, adottando 365 giorni, suddivise l’anno in 12 mesi: sette di 31 giorni, quattro di 30 e febbraio con 28. L’avanzo di circa sei ore annue, accumulatosi nel corso degli anni, portò all’introduzione dell’anno bisestile, aggiungendo un giorno a febbraio ogni quattro anni per compensare questo scarto. Tuttavia, l’orbita terrestre ellittica e la precessione degli equinozi (variazione dell’orientamento dell’asse terrestre) rendono questa approssimazione imprecisa, necessitando di ulteriori aggiustamenti periodici, come l’aggiunta o la sottrazione di secondi. Questa precisione è oggi fondamentale per le transazioni finanziarie globali immediate. La differenza tra il calendario giuliano e quello gregoriano risiede nelle correzioni apportate per risolvere l’accumulo di imprecisioni nel primo. Inizialmente, il calendario romano prevedeva solo dieci mesi (settembre, ottobre, novembre e dicembre indicano la loro posizione originaria), poi esteso a dodici. Giulio Cesare, nel 46 a.C., incaricò l’astronomo Sosigene di riformare il calendario, ma il calcolo di 365,25 giorni invece di 365,242 causò un ritardo accumulatosi fino a 10 giorni nel 1582. Papa Gregorio XIII corresse questo errore, passando dal 4 al 15 ottobre 1582 e modificando il computo degli anni bisestili: gli anni secolari sono bisestili solo se multipli di 400, limitando l’accumulo di un giorno ogni 3323 anni. Il calendario giuliano, tuttavia, è ancora utilizzato dalla Chiesa ortodossa per i suoi riti.