Il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi ha ottenuto la fiducia di entrambe le Camere, segnando l’inizio del suo mandato. La Camera dei Deputati ha espresso il suo appoggio con 535 voti favorevoli, mentre al Senato i consensi sono stati 262. Sebbene i numeri rappresentino una solida maggioranza, il risultato non ha raggiunto l’ampiezza di consensi registrata in occasioni analoghe del passato, come nel caso del governo Monti. L’analisi del voto evidenzia divisioni interne, soprattutto all’interno del Movimento Cinque Stelle (M5S). Al Senato, 15 senatori M5S hanno votato contro il governo, mentre altri otto erano assenti e due si sono astenuti. Questi dissidenti, contrari alla linea politica del partito, sono stati espulsi dal capo politico ad interim. Anche alla Camera, il M5S ha mostrato fratture interne, con sedici deputati che si sono opposti all’esecutivo, quattro astenuti e quattordici assenti. Il voto contrario di Fratelli d’Italia era ampiamente previsto, con motivazioni che spaziano dalle critiche alla politica migratoria del Ministro Lamorgese alla generale opposizione all’indirizzo politico del governo. La situazione interna del M5S appare dunque critica, sollevando interrogativi sulla sua stabilità e coesione interna a seguito delle recenti tensioni e divisioni interne. La “creatura” di Grillo e Casaleggio si trova di fronte a una profonda crisi che potrebbe portare a una scissione.
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