L’evoluzione della festa di San Valentino: da riti pagani a moderna celebrazione dell’amore

Dalle antiche festività dei Lupercalia alla sua trasformazione in festa cristiana, la storia di San Valentino è un affascinante intreccio di tradizioni e significati. Celebrato oggi in gran parte del mondo come festa dell’amore romantico, il 14 febbraio è un’occasione per gli innamorati di scambiarsi biglietti d’amore, fiori, dolciumi e doni. Tuttavia, le radici di questa ricorrenza sono ben lontane dall’immagine romantica moderna. Le sue origini affondano nei Lupercalia, rituali romani dedicati a Luperco, divinità della fertilità e della protezione del bestiame, associata anche a Fauno e Pan. Queste cerimonie, volte a propiziare la fertilità della terra in vista della primavera, comprendevano riti di purificazione, sacrifici animali e pratiche che oggi apparirebbero piuttosto crude e sensuali, con partecipanti seminudi che percorrevano la città, toccando le donne per favorirne la fertilità. L’aspetto pagano e profano di questi riti, caratterizzato da nudità e pratiche ritenute oscene, contrastava con i dettami della nascente cristianità. Nel 496 d.C., Papa Gelasio I rimpiazzò i Lupercalia con la festività di San Valentino, un vescovo venerato da diverse confessioni cristiane, conferendole una connotazione di amore cristiano e di fertilità coniugale. L’origine delle consuetudini moderne legate a San Valentino rimane incerta, ma si può citare l’espressione “ma très douce Valentinée” usata da Carlo d’Orléans in una lettera d’amore alla moglie, scritta durante la sua prigionia nella Torre di Londra. Oggi, le usanze variano a seconda delle culture: nei paesi anglosassoni si scambiano biglietti d’amore, mentre in Europa sono più comuni fiori e cioccolatini. In Giappone, una tradizione particolare vede le ragazze donare cioccolatini ai loro compagni, spesso autoprodotti (honmei choco), usanza diffusa soprattutto tra studenti.