Categories: Attualità

La formazione del governo Draghi: una crisi politica italiana

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concepito l’idea di un governo di elevato prestigio, svincolato da alleanze politiche precostituite. L’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha accettato la proposta, con riserva. Si conclude così un percorso complesso, iniziato il 13 gennaio con le dimissioni dei ministri di Italia Viva, Teresa Bellanova, Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto, evento scatenante della crisi di governo. La successiva sfiducia, particolarmente netta al Senato, culminò nelle dimissioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il 26 gennaio. Conte mirava ad un nuovo mandato, un “Conte ter”, ma la sua aspirazione non trovò riscontro. Seguendo la procedura costituzionale, il Presidente Mattarella avviò le consultazioni, incontrando i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, constatando una profonda divisione parlamentare. Mentre il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle sembravano propendere per un governo guidato da Conte, il centrodestra auspicava il ritorno alle urne. Nemmeno l’incarico esplorativo affidato a Fico il 29 gennaio portò a risultati concreti: Fico dichiarò l’impossibilità di formare una maggioranza. Di fronte a tale stallo, Mattarella optò per un governo tecnico. La scelta cadde su Mario Draghi, settantatreenne economista ed ex governatore della BCE, figura ritenuta capace di unificare le forze politiche. Draghi ha accettato l’incarico con riserva, dichiarando l’intenzione di consultare il Parlamento e le forze sociali per raggiungere una soluzione condivisa. Dopo tre settimane di crisi, Draghi è chiamato a guidare il governo, ma la sua nomina non è ancora definitiva: dovrà ottenere il consenso di settori del Movimento Cinque Stelle e di alcuni esponenti del centrodestra. Con il supporto del PD e, presumibilmente, di Forza Italia, il cammino verso Palazzo Chigi rimane arduo.

Redazione

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