Quaranta anni dopo il sisma del 1980 che sconvolse Campania e Basilicata, l’imponente complesso borbonico di Nocera Inferiore, noto come Caserma Tofano, versa in uno stato di degrado avanzato. Già nel 1990, un articolo de “La Cittanova”, giornale nocerino che annoverava tra i suoi collaboratori l’attuale sindaco Manlio Torquato, lanciava un grido d’allarme sulla precaria situazione dell’edificio. Descritto come uno dei più imponenti esempi di architettura settecentesca nocerina, l’edificio, originariamente Palazzo Ducale dei Carrafa (dal 1521 alla metà del XVII secolo), sorge tra via Solimena e l’alveo del fiume Sarno. Con una superficie di circa 15.600 metri quadrati, di cui 8.000 scoperti e 7.600 coperti su tre livelli (per un totale di circa 22.800 mq coperti), rappresentava uno dei più grandi edifici militari d’Italia, precedentemente intitolato al tenente generale Nicola Marselli.
Carlo di Borbone, futuro re di Spagna come Carlo III, ne commissionò la trasformazione in caserma, capace di ospitare 700 uomini e 400 cavalli. I lavori, iniziati il 27 settembre 1751 dopo una solenne cerimonia, furono diretti dall’ingegnere militare Felice Romano, con uno stile che richiama l’architettura vanvitelliana, e conclusi sette anni dopo da Felice Polito.
Nel 1990, la caserma ospitava circa ottanta militari e diverse strutture amministrative del 21° Comando militare di zona di Salerno, tra cui un centro magazzini per la mobilitazione di reparti in caso di emergenza e il Centro Matricolare per la gestione del personale militare del Meridione. Tuttavia, l’articolo evidenziava la criticità della situazione strutturale, con l’ala sud inagibile a causa dei danni sismici, nonostante ingenti spese di ristrutturazione. Anche gli alloggi erano in condizioni precarie.
Trent’anni dopo, la situazione è ulteriormente peggiorata. La maggior parte della caserma è abbandonata, ad eccezione di una piccola parte adibita a magazzino della Soprintendenza. L’inerzia delle amministrazioni locali lascia intendere una scarsa considerazione per questo prezioso monumento cittadino, che meriterebbe un destino ben diverso. A Nocera, le parole si sprecano, ma i fatti concreti latitano.
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