L’arte di abbellire viso e corpo con unguenti, tinture e pigmenti risale all’alba della civiltà. Dalle remote tribù ai più sviluppati imperi, l’uomo ha impiegato il trucco per alterare il proprio aspetto, usandolo guerrieri per apparire intimidatori, o da sciamani durante rituali. L’antico Egitto offre una ricca testimonianza di questa pratica, con l’uso di cosmetici come il kohl, ancora oggi usato in Medio Oriente e Nord Africa per intensificare lo sguardo, e anche come protezione solare. Nelle civiltà occidentali, però, il trucco è diventato prevalentemente un vezzo femminile. Etrusche, greche e romane si adornavano il viso, soprattutto gli occhi, con discrezione; un uso eccessivo era malvisto, in quanto si preferiva un aspetto naturale. Ovidio, nel suo “De medicamine faciei femineae”, suggeriva persino di celare l’utilizzo del trucco al marito. Il primo trattato interamente dedicato alla cosmesi fu il “De ornatu mulierum” di Trotula di Ruggiero, medico della Scuola Medica Salernitana, un manuale che insegnava alle donne a curare la pelle, depilarsi, lavarsi i denti e tingere i capelli. Durante il medioevo, il canone di bellezza normanno, descritto nei canti dei trovatori, prediligeva una carnagione diafana, fronte alta, sopracciglia depilate, capelli biondi e occhi chiari. Per raggiungere questo ideale, le donne dell’epoca ricorrevano a rimedi casalinghi, spesso pericolosi, come ciprie e polveri per occhi e viso contenenti piombo, arsenico, mercurio, cadmio e cromo. Questi metalli pesanti, con l’uso prolungato, causavano gravi intossicazioni, con danni fisici e neurologici. La biacca, un pigmento a base di bianco di piombo, molto usata per schiarire il viso, fu impiegata anche da Elisabetta I, probabilmente contribuendo al suo avvelenamento da piombo. Le dame veneziane, invece, utilizzavano gocce oculari a base di belladonna per dilatare le pupille, rischiando allucinazioni, spasmi e persino la morte per overdose. Nel corso dei secoli, i canoni estetici sono cambiati, ma solo di recente si è sviluppata una vera e propria scienza cosmetica, volta a testare e valutare la sicurezza degli ingredienti. La storia ci insegna che la ricerca della bellezza ha spesso comportato rischi, ma oggi, grazie alla maggiore consapevolezza e alla ricerca scientifica, possiamo fare scelte più informate e rispettose della nostra salute, come sosteneva la stessa Trotula: la bellezza esteriore deve essere in armonia con il benessere generale del corpo.
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