Nuovo Messale Romano: Revisioni Linguistiche Sollevano Dibattito Tra Esperti

L’adozione del nuovo Messale Romano, a partire dal 29 novembre, in tutte le diocesi cattoliche, incluso il territorio di Nocera e Sarno, ha innescato un acceso dibattito tra gli studiosi di lingue antiche e teologia biblica. La curia diocesana ha definito questa terza edizione come la pietra miliare di un percorso di riforma liturgica conciliare, sottolineando l’importanza cruciale della liturgia per la vita delle comunità e la sua funzione nell’evangelizzazione. L’utilizzo del nuovo messale diverrà obbligatorio a partire dalla Pasqua del 2021. Le modifiche, oggetto di controversia, riguardano diverse preghiere. Nel “Gloria”, la frase “pace in terra agli uomini di buona volontà” è sostituita da “pace in terra agli uomini amati dal Signore”. Tuttavia, la variazione più significativa investe il “Padre Nostro”. La frase “Non indurci in tentazione” è stata riformulata in “Non abbandonarci nella tentazione”, generando forti dissensi tra gli esperti. Mauro Biglino, biblista ed ex traduttore per le edizioni San Paolo, ha contestato la nuova traduzione, sottolineando che il “Padre Nostro” non è una preghiera originale di Gesù, bensì un’antologia di invocazioni ebraiche a Yahweh. Biglino cita il testo greco originale, “καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν”, tradotto come “Non condurci nella prova”, evidenziando come nell’Antico Testamento Yahweh provasse costantemente la fedeltà del suo popolo, punendolo severamente in caso di fallimento. Pertanto, l’invocazione “Non condurci nella prova” implica una consapevolezza della possibile incapacità di superare la prova stessa. Le modifiche al “Gloria” e al “Padre Nostro”, insieme ad altre revisioni nelle preghiere eucaristiche e in altre sezioni della liturgia, hanno alimentato un acceso dibattito sulla fedeltà al testo originale e sulla migliore resa linguistica del messaggio religioso.