Nei pressi del porto di Salerno, durante recenti lavori di dragaggio, è emerso un cannone risalente alla Seconda Guerra Mondiale. Il ritrovamento, avvenuto qualche giorno fa, ha suscitato grande interesse, soprattutto considerando la storica importanza del Golfo di Salerno come teatro dell’Operazione Avalanche, lo sbarco alleato del settembre 1943. L’arma, databile ad almeno ottant’anni fa, giaceva sommersa dal 1943, periodo in cui le forze Alleate sbarcarono lungo le coste salernitane, combattendo contro le potenze dell’Asse. Sebbene in buono stato di conservazione, la corrosione superficiale e i residui organici ne ostacolano al momento l’identificazione precisa; la sua appartenenza sia a reparti statunitensi che britannici, coinvolti nell’operazione, rimane ancora incerta. Si ipotizza, tuttavia, che il cannone leggero potesse far parte dell’equipaggiamento dei commandos britannici Layforce, operativi nella zona tra Vietri e Salerno, e che sia finito in mare accidentalmente durante le operazioni di sbarco o a causa di malfunzionamenti. Ieri, tecnici del Museo dello Sbarco di Salerno e della Polizia di Frontiera hanno ispezionato il cannone, attualmente sistemato sul molo. Gli esperti hanno evidenziato la necessità di un intervento di restauro lungo e costoso. Prima che il reperto possa essere esposto, il Museo ha richiesto la desalinizzazione urgente al comandante della Capitaneria di porto per prevenire ulteriori deterioramenti. Contestualmente, il personale della Marina ha provveduto alla distruzione controllata di tre proiettili rinvenuti nei pressi del cannone.
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