Dal 12 agosto 2020, la cefalea cronica, una condizione debilitante spesso sottovalutata, ottiene un significativo riconoscimento legislativo. La legge n. 81 del 2020, frutto di una lunga battaglia portata avanti da associazioni di pazienti, classifica la cefalea cronica primaria come “malattia sociale”, aprendo la strada a maggiori tutele per milioni di individui. La normativa stabilisce che tale condizione, diagnosticata da uno specialista accreditato in un centro specializzato e persistente da almeno un anno, con comprovate ripercussioni invalidanti, riceverà questo riconoscimento ufficiale. Si tratta di un traguardo importante, che include diverse forme di cefalea cronica primaria, quali emicrania cronica, cefalea quotidiana (con o senza abuso di analgesici), cefalea a grappolo cronica e altre tipologie. La legge prevede l’elaborazione di specifici programmi regionali per migliorare la gestione di questa patologia, con un decreto ministeriale attuativo entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore, definito in accordo con le regioni. Questo intervento legislativo si prefigge di elevare la qualità di vita e la produttività di chi convive con questa condizione, colpendo in Italia il 18% delle donne e il 9% degli uomini, di cui solo una minima parte riceve cure adeguate. La nuova legislazione rappresenta un punto di partenza per affrontare in modo più efficace un problema di salute pubblica di ampia portata.
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