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L’Incapacità del Governo Conte: Un Disastro Nazionale

L’opposizione del Presidente De Luca all’accordo Governo-Regioni non è solo un’altra delle sue espressioni pittoresche, come lo definisce “Le Parisien”, il nuovo re d’Italia. Sebbene non nutra alcuna simpatia per De Luca, e pur avendo ampiamente documentato la sua carriera politica, l’oggetto di questa critica non è lui, ma il Governo Conte. La gestione dell’emergenza Coronavirus da parte dell’esecutivo è stata caratterizzata da una grave mancanza di preparazione e da un’inaccettabile superficialità. Il decreto di marzo, inefficace per la maggior parte della popolazione, è stato seguito da quello di aprile, poi ribattezzato “decreto rilancio”, un chiaro segnale di improvvisazione. I fondi promessi alle imprese e ai lavoratori sono rimasti irrealizzati, mentre la confusione sulla riapertura delle attività ha creato un clima di incertezza generale. La situazione è degenerata in una rissa politica, con tutti i partiti che cercano di ottenere favori personali, culminando nelle assurde richieste di estendere l’indennità di 500 euro per le vacanze anche alle famiglie benestanti. Un’indecenza! Il Governo Conte è composto da un insieme di figure politicamente deboli, con un sostegno elettorale risibile. L’esecutivo è una pallida copia del PCI, non paragonabile neppure alla Democrazia Cristiana nel suo periodo migliore. A questo si aggiungono gli indefinibili di Italia Viva e i neopopulisti ex “unovaleuno”, che devono il loro successo elettorale, raggiunto in coalizione con la Lega (malgrado le precedenti dichiarazioni di netta opposizione), a una campagna elettorale basata sulla promessa del Reddito di Cittadinanza, un esempio di assistenzialismo clientelare. Un sistema che ha premiato i furbi a scapito dei cittadini onesti e di chi realmente necessitava di aiuto. La gestione disastrosa del Governo Conte richiama alla mente la celebre frase pronunciata da Eduardo Scarpetta al processo contro Gabriele D’Annunzio nel 1904: “Che cacchio m’accòcchia stu cacchio de Còcchia!”. Una frase che, purtroppo, si adatta perfettamente alla situazione attuale.

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