Un’insegnante di inglese di Nocera Inferiore, impiegata in una scuola superiore del Vesuviano, descrive l’esperienza della didattica a distanza durante l’emergenza sanitaria. Da quando, il 9 aprile 2020, il decreto-legge 22 rese obbligatoria l’attività online per studenti e docenti, il lavoro degli insegnanti è aumentato considerevolmente. “Il carico di lavoro è triplicato,” afferma l’insegnante. “Si lavora mattina, pomeriggio, e spesso anche la sera, correggendo compiti, nonostante gli sforzi per mantenere orari regolari.” Questa esperienza ha imposto una radicale ridefinizione del ruolo docente. Nonostante l’esistenza del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), la formazione sulla didattica digitale integrata era insufficiente. I docenti più esperti hanno affrontato significative difficoltà nell’adattamento ai nuovi strumenti e metodologie, e la mancanza di direttive chiare a livello nazionale ha aggravato la situazione. La scelta delle piattaforme per la DAD (didattica a distanza), ad esempio, è stata lasciata all’autonomia di ogni istituto, generando problemi di compatibilità e coordinamento. Si sono verificati problemi di connessione dovuti al sovraccarico dei server, intrusioni indesiderate nelle classi virtuali, e difficoltà di accesso per alcuni studenti a causa di limitazioni infrastrutturali o tecnologiche. La distribuzione di dispositivi agli studenti bisognosi è stata tardiva. Nonostante queste sfide, la docente sottolinea la collaborazione tra colleghi, l’impiego di tutorial online, e soprattutto, la dedizione e la volontà di mantenere un contatto umano e pedagogico con gli allievi in un periodo psicologicamente complesso. Gli studenti, a suo dire, hanno dimostrato apprezzamento per lo sforzo profuso dai docenti, con alcuni mostrando un livello di impegno inaspettato. La scuola è riuscita persino ad organizzare lezioni di sostegno a distanza per studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES), un risultato non scontato. Anche se la promozione automatica è stata adottata per quest’anno, l’insegnante conferma l’intenzione di gestire i debiti formativi degli studenti.
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