Restrizioni eccessive: la riapertura ritardata dei locali a Nocera Inferiore

Diversi esercenti di Nocera Inferiore nel settore della ristorazione hanno posticipato la riapertura delle proprie attività a causa delle limitazioni imposte dalle recenti ordinanze regionali. L’ordinanza regionale n. 39, pur consentendo la ripresa dell’attività a partire dal 27 aprile, limitava inizialmente l’operatività alla sola consegna a domicilio in fasce orarie predefinite, estendendosi all’asporto solo dal 4 maggio. Questa situazione, secondo i ristoratori, non garantisce la copertura dei costi di gestione, rendendo economicamente insostenibile la riapertura con queste modalità. Molte attività, come la braceria “Ai Ferri Corti”, offrono prodotti non adatti all’asporto, rendendo la consegna a domicilio un’opzione impraticabile. L’auspicio è che il governo permetta una ripresa completa dell’attività, senza restrizioni che aggravino la già difficile situazione economica, in particolare in assenza di un reddito stabile per la maggior parte delle famiglie.

La preoccupazione per la salute di dipendenti e clienti ha inoltre influenzato le decisioni di alcuni esercizi. Il bar “Aperi 10”, ad esempio, ha preferito ritardare l’apertura fino a quando non si è sentita garantita la sicurezza sanitaria del personale e della clientela, valutando attentamente l’andamento della curva dei contagi. Similmente, la pizzeria “Pulcinella” ha posticipato la riapertura, anche a causa delle limitazioni iniziali imposte, come l’obbligo del camice per il pizzaiolo, giudicato impraticabile per le alte temperature di lavoro. Anche in questo caso, la riapertura è avvenuta solo dopo aver implementato tutte le necessarie misure igienico-sanitarie.

Un sentimento di discriminazione emerge dalla testimonianza dei ristoratori, che si sentono penalizzati rispetto ad altre attività commerciali, come supermercati e macellerie, rimaste operative senza restrizioni analoghe.

Anche “Raro cantina di emozioni” ha rinviato l’apertura al 1° giugno, o a data successiva, in attesa di poter accogliere i clienti all’interno del locale. L’asporto e le consegne a domicilio non sono mai state parte del loro modello di business, e non si ritiene conveniente avviarli in questo momento.

Il titolare del bar “De Pascale” evidenzia la gravità della situazione, sottolineando l’impossibilità di mantenere economicamente l’attività con le sole consegne a domicilio e il limitato flusso di clienti in condizioni di chiusura degli altri negozi. Si auspica un maggiore supporto economico da parte dello Stato, considerando l’esiguità degli aiuti ricevuti finora. La chiusura totale fino a giugno, accompagnata da un adeguato supporto economico, sarebbe stata, secondo il suo parere, una soluzione più opportuna.

Redazione

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