Il Primo Maggio: un appello a preservare le conquiste operaie

Il Primo Maggio: un appello a preservare le conquiste operaie

L’ex dirigente del PCI e sindacalista Angelo Verrillo, da anni impegnato nella valorizzazione della storia del movimento operaio, sottolinea l’importanza della ricorrenza del Primo Maggio. In un’intervista, riflette sui mutamenti del mondo del lavoro e sul ruolo del sindacato. Un tempo, spiega, il sindacato rappresentava una classe operaia omogenea, legata a territori e aziende specifiche. Oggi, la diversificazione delle professioni e l’aumento dei lavoratori autonomi richiedono un approccio più articolato e una maggiore capacità di individuazione delle diverse esigenze. Una sfida aggravata da una certa sfiducia diffusa nei confronti delle organizzazioni sindacali. Verrillo avverte che i diritti conquistati non sono immutabili e richiedono una costante difesa, soprattutto da parte delle giovani generazioni. Riprendendo una celebre frase di Gramsci, enfatizza l’importanza di imparare dalla storia, per costruire un futuro migliore, sottolineando l’urgenza di “conoscere per trasformare”, come sosteneva Marx. Nel suo ultimo libro, “La tela degli svizzeri”, Verrillo narra la storia dell’industria tessile di Nocera Inferiore, analizzando l’ascesa e il declino del distretto industriale salernitano. Attribuisce la perdita di questo patrimonio industriale alla mancanza di reinvestimento e alla scarsa memoria storica, evidenziando come un processo di cementificazione e di espansione edilizia abbia sopraffatto il tessuto produttivo locale. Anche qui, ribadisce l’importanza di apprendere dal passato per evitare errori futuri, suggerendo interventi a sostegno delle aziende ancora presenti nell’area industriale di Fosso Imperatore. L’opera analizza inoltre il ruolo sociale dell’industria tessile, evidenziando l’emancipazione femminile conseguita grazie all’accesso al lavoro retribuito nelle Manifatture Cotoniere Meridionali (MCM). Questo impatto, afferma Verrillo, può essere definito una “grande rivoluzione sociale”, che ha contribuito ad elevare il ruolo delle donne nella società e nel nucleo familiare. Infine, l’autore ricorda il lavoro di due importanti esponenti della lotta sindacale campana, Salvatore Manzo e Oliva Galante, a cui ha dedicato rispettivamente “La lezione di Salvatore” e “Pochi grammi di plastica”. Descrive Galante come un “antieroe”, un uomo che ha saputo conciliare la vita familiare con un profondo impegno per la giustizia sociale, diventando un punto di riferimento per chi subiva ingiustizie. Verrillo sottolinea l’importanza della loro eredità, specialmente il loro amore per la documentazione scritta, che ha permesso di ricostruire le loro biografie e tramandare la loro memoria, in linea con la sua convinzione che le camere del lavoro, oltre che luoghi di lotta, siano state anche importanti centri di formazione, specialmente per individui provenienti da contesti svantaggiati.