L’anno precedente, il 27 novembre 1942, un incidente ferroviario – la collisione di un treno merci e un convoglio militare nella stazione cittadina – segnò un tragico preludio alla guerra per Nocera Inferiore. Ventiotto giovani reclute persero la vita, una tragedia occultata per anni dalla stretta censura del regime fascista. Come documentato da Nicola Tranfaglia in “La stampa di Regime” (p. 190), il Ministero della Propaganda ordinò il silenzio assoluto, diffondendo una direttiva che imponeva di ignorare l’evento. Questa omertà contribuì a mantenere nascosta la portata del disastro, a livello nazionale. Tuttavia, il dolore causato da questo incidente fu ben presto eclissato da una sofferenza ancora più profonda.
Nel settembre del 1943, dopo lo sbarco di Salerno, l’avanzata degli Alleati verso Napoli fu ostacolata dalla strenua resistenza tedesca. L’avvicinamento alle città dell’Agro fu lento e incerto, protrattosi per quindici giorni, dal 13 al 28 settembre. Nonostante non riuscissero a penetrare nell’entroterra, le forze anglo-americane avanzarono verso nord, sbarcando a Maiori e risalendo i Monti Lattari. Nella notte del 13 settembre, il presidio militare italiano di Nocera Inferiore, rimasto isolato, si sciolse, lasciando la città in balia delle truppe tedesche. Iniziarono così i bombardamenti, trasformando Nocera Inferiore in un bersaglio aereo e terrestre.
I cittadini cercarono rifugio nelle campagne, nelle numerose cave e cantine di tufo, e nei conventi. Tuttavia, nessuna di queste soluzioni garantiva protezione dalle incursioni aeree, che causarono decine di vittime ogni giorno. Il diario del padre guardiano del convento di San Francesco, padre Pozzuoli, offre un toccante resoconto di quei giorni di lutto, disperazione e privazioni. Eventi fortuiti aggravarono la tragedia: un carretto scambiato per una postazione di mitragliere a Cicalesi costò la vita ad alcuni contadini; un’ambulanza della Croce Rossa venne colpita alla Rendola; e tre corpi vennero recuperati da un deposito del convento. Anche il convento di Sant’Andrea fu danneggiato dai bombardamenti provenienti da Montalbino il 15 settembre, costringendo le famiglie rifugiate a fuggire.
La zona tra Rendola e Piatraccetta subì le perdite più pesanti, con circa un centinaio di vittime, un numero difficilmente quantificabile con precisione. Il 28 settembre, l’arrivo delle truppe americane a Camerelle pose fine alla tragedia. Il conteggio definitivo delle vittime, solo allora possibile, rivelò un numero agghiacciante: 325 morti a Nocera Inferiore, a cui vanno aggiunte le circa 200 vittime a Nocera Superiore.
La storia ci rivela, inoltre, che il colonnello Armando Corazza, prima di sciogliere il presidio militare, aveva offerto la sua disponibilità a riprendere il controllo della città agli Alleati, a patto di ricevere il necessario supporto. Un’occasione perduta, forse, per mitigare le sofferenze. Un altro protagonista di questi tragici eventi fu il capitano medico Mario Sarro, insignito della Croce di guerra al Valor militare per il suo instancabile impegno nell’Ospedale Militare di Nocera, dove curò innumerevoli feriti, salvando molte vite.
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