Un Viaggio Tra le Antiche Fabbriche di Conserve di Nocera

Come documentato nel reportage “Re Pomodoro” di Domenico Rea, le industrie conserviere pullulavano a Nocera, un vero e proprio fermento produttivo. Sebbene l’identificazione della prima fabbrica conserviera nocerina rimanga incerta, un marchio spicca per la sua notorietà internazionale: La Romanella. Un’altra impresa di rilievo, la Gambardella, fondata nel 1936 dalla Gabriele Gambardella & Figli, ebbe un impatto significativo. I marchi furono registrati tra il 1931 e il 1934, precedendo l’avvio della produzione nello stabilimento del Borgo. Gabriele Gambardella ebbe cinque figli maschi (Giuseppe, Vincenzo, Antonio, Francesco e Luigi) e una figlia, Anna, che sposò Salvatore Forino, anch’egli di una famiglia di importanti imprenditori conservieri. La moltitudine di Gabriele Gambardella nella successiva generazione, spesso distinti da soprannomi come “o baffone” o “o sceriff”, testimonia la prosperità della famiglia. Giuseppe, il primogenito, contribuì in modo determinante all’espansione internazionale del marchio, soprattutto tra le comunità italo-americane, rendendo La Romanella un prodotto di punta tra gli emigranti italiani. Dopo la guerra, tre splendide ville in Via Matteotti ospitarono Antonio, Francesco (detto don Ciccio) e Anna Gambardella; quella di don Ciccio, opera dell’ingegnere Supino, era particolarmente rinomata per la sua bellezza e per le numerose rose che adornavano il suo giardino in maggio, profumando tutta la strada. Il prestigio della Gambardella culminò nel prestigioso premio Mercurio d’Oro, conquistato nei primi anni Sessanta, insieme a colossi come Cirio e Ferrero. Questo successo, tuttavia, non fu isolato. Numerose altre aziende conserviere arricchivano il panorama industriale nocerino. Un ipotetico tour cittadino ci porterebbe a scoprire realtà come la Galano a Casolla, la Conserviera Meridionale, le due fabbriche Sarno (quella di don Luigi vicino allo stadio e quella di don Peppe in Via Dentice), La Pantera (oggi Conad) in Piazza De Santi, la Schiavo in Via Solimena, la Gambardella e la Tre A (Azienda Agraria Alimentare) al Borgo, la Spinelli Francesco a Merichi, la Memoli snc sulla strada per Cicalesi, la Forino SpA a Liporte, la D’Agosto Raffaele in Via Nicotera, la Alfonso Cuomo sul Corso e, infine, la Spera Raffaele e la Silvestri Raffaele & figli sulla Statale 18. Questa lista, pur non esaustiva, e potenzialmente contenente qualche imprecisione, offre un’idea della diffusione di queste attività. In queste industrie, così come in quelle tessili, la presenza femminile era predominante. Centinaia di donne, provenienti soprattutto da Siano e Bracigliano, lavoravano come pelatrici, contribuendo alla crescita del settore e ispirando, come nel caso del poeta Gabriele Sellitti e la sua opera “Le Monache Rosse”, capolavori letterari.

Redazione

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