La storia complessa di Giuseppe Vicedomini, sindaco di Nocera Inferiore

La storia complessa di Giuseppe Vicedomini, sindaco di Nocera Inferiore

Nel 1912, Giuseppe Vicedomini, futuro sindaco di Nocera Inferiore, ricevette l’incarico dal Partito Socialista di dirigere le Camere del Lavoro di Mirandola, Ancona e Ferrara. Eletto a capo della Camera del Lavoro di Nocera nel 1920, si trovò a governare in un clima di crescente violenza fascista. Già nel 1919, la sede de “L’Avanti!” a Milano era stata devastata, preludio a una serie di attacchi contro le sedi sindacali e popolari. Nel 1920, la Camera del Lavoro di Bologna subì lo stesso destino, seguita, l’anno successivo, da quella di Nocera Inferiore, dove anche un circolo ricreativo a Casolla fu occupato a causa della frequentazione di presunti “sovversivi”. Sotto la crescente pressione prefettizia, che spingeva alla rassegnazione delle dimissioni i sindaci socialisti, Vicedomini, nonostante la strenua resistenza, si dimise nell’ottobre del 1922, poco prima della Marcia su Roma, e si diede alla clandestinità. Condannato in contumacia a due anni di confino, ottenne poi l’annullamento della sentenza. In seguito, Vicedomini adottò, a giudizio di chi scrive, una strategia di “opposizione silenziosa” al regime fascista, scelta dettata anche dalle sue responsabilità familiari: la moglie, otto figli e i genitori anziani lo rendevano vincolato al mantenimento di un profilo basso per evitare conseguenze personali gravissime. Negli anni ’30, ricevette l’incarico, probabilmente da Attilio Barbarulo, di tenere corsi di storia locale per i giovani, iniziativa poi bloccata dalle autorità fasciste. Dopo la Liberazione, il 19 settembre 1944, venne richiamato a ricoprire la carica di sindaco straordinario, in quanto ultimo sindaco eletto democraticamente, fino al 17 gennaio 1946, quando fu sostituito da un commissario prefettizio. In questa occasione, fu vittima di “fuoco amico”, accusato da ambienti di sinistra, in modo probabilmente facilitato dalla sua passata amicizia col Duce, non solo di non aver subito la repressione fascista, ma di non aver neppure patito il confino o la prigione. Non si hanno ulteriori tracce pubbliche di Vicedomini dopo il 1946, all’età di 65 anni.