Solo tre mesi fa, il profumo della carta stampata evocava ricordi di incontri, sguardi e gesti condivisi, di cartoline e fotografie. Sentivo la mancanza di questi momenti, sostituiti da messaggi digitali che sembravano allontanarci, rendendoci “prigionieri della tastiera”. Ma con l’arrivo del coronavirus a marzo, la situazione è radicalmente cambiata. La vita si è fermata, ponendo una domanda cruciale: come continuare a lavorare, studiare, interagire, in un mondo basato sulla carta e la burocrazia? Come avrei potuto affrontare tutto ciò con il mio solo quaderno? Accendendo la televisione e il computer, mi sono immersa nel flusso di informazioni: numeri relativi a tamponi, contagi, ricoveri, decessi; polemiche sulla mancanza di risorse e di misure governative. Tuttavia, in questa situazione incerta, un gruppo di esperti ha saputo sfruttare le tecnologie di comunicazione a distanza. L’insegnamento a distanza, il lavoro da casa, l’accesso a servizi online sono diventati realtà. Studenti e insegnanti si sono ritrovati in classe virtualmente; universitari hanno discusso le tesi da remoto; collaboratori hanno continuato a lavorare; amici e parenti si sono riuniti tramite videochiamate. Un semplice click ha permesso di mantenere un legame, in attesa di un ritorno alla normalità. Cara Lettera 22, grazie per le emozioni che mi hai regalato, ma ora, sarai solo un prezioso ricordo, un oggetto decorativo.
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