Categories: Attualità

Diminuzione dell’inquinamento atmosferico e mappatura dell’inquinamento luminoso: l’impatto del lockdown

La pandemia da Coronavirus, con le sue conseguenze sanitarie, ha innescato una serie di effetti collaterali inaspettati. Mentre la comunità scientifica si concentra sulla comprensione della pericolosità del virus, l’analisi di dati raccolti ha rivelato una riduzione significativa dell’inquinamento atmosferico. Le misure restrittive di contenimento, in particolare la limitazione degli spostamenti, hanno avuto un impatto paragonabile, se non superiore, a qualsiasi iniziativa politica o ambientalista precedente. Osservazioni satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno evidenziato una marcata diminuzione delle emissioni di diossido di azoto (NO2), soprattutto nel Nord Italia, area notoriamente ad alta concentrazione di inquinanti. Questa diminuzione, registrata a partire da metà febbraio, ha raggiunto il dieci percento. L’effetto del blocco sulla circolazione ha portato ad una immediata riduzione delle emissioni di NO2 e di particolato derivante dal traffico veicolare. Tuttavia, l’influenza delle condizioni meteorologiche sulla concentrazione di particolato atmosferico rimane un fattore determinante; la sua diminuzione è condizionata dal ricambio d’aria. In un’iniziativa parallela, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha lanciato un progetto di citizen science per mappare l’inquinamento luminoso urbano, smentendo allo stesso tempo una falsa notizia sulla presunta maggiore luminosità del pianeta percepibile dai satelliti a causa dei flash mob. Questo progetto, denominato “Un flash mob per la Scienza”, si propone di misurare l’intensità della luce esterna che penetra nelle abitazioni attraverso un’app per smartphone. I cittadini sono invitati a partecipare effettuando una misurazione della luminosità esterna alle 21:00 di oggi e domani, inserendo i dati raccolti sul sito web del CNR. Questo esperimento, mai tentato prima su così vasta scala, fornirà dati cruciali per comprendere e ridurre lo spreco energetico derivante dall’illuminazione pubblica.

Redazione

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