Maxi-sequestro a Nocera Inferiore: beni confiscati a Ciro Barba, ex assessore

Un provvedimento giudiziario ha portato al sequestro di un patrimonio di un milione e mezzo di euro appartenente a Ciro Barba, ex assessore del Comune di Nocera Inferiore, conosciuto anche come “’o flaviano”. L’operazione, eseguita dalla Guardia di Finanza di Salerno sotto l’egida del Procuratore della Repubblica Antonio Centore, ha coinvolto beni mobili e immobili, e diverse attività commerciali. Il sequestro preventivo, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore, fa seguito a una condanna definitiva per estorsione aggravata da finalità mafiose. Sebbene una precedente accusa di associazione mafiosa sia stata estinta per prescrizione, le indagini hanno evidenziato un’articolata strategia di occultamento del patrimonio attraverso l’utilizzo di prestanome. Barba, figlio di un noto esponente della criminalità organizzata dell’agro nocerino-sarnese, aveva già subito, negli anni ’80, un sequestro di beni in base alla legislazione antimafia. Le autorità ritengono che la successiva movimentazione dei suoi averi, con il ricorso a testa di legno, costituisca il reato di trasferimento fraudolento di valori (articolo 512 bis del Codice Penale). Il coinvolgimento di Barba è emerso nel corso di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno sulle procedure d’appalto per la realizzazione di Piazza della Libertà a Salerno, dove una società con legami con Barba ha ottenuto l’appalto, poi revocato a seguito di provvedimento interdittivo antimafia della Prefettura di Salerno. Le indagini, coordinate inizialmente dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno e successivamente dalla Procura di Nocera Inferiore, hanno dimostrato come Barba sistematicamente si sia astenuto dall’apparire nella gestione di aziende e beni di sua proprietà, reclutando spesso prestanome, a volte inconsapevoli, tra coloro che si rivolgevano a lui per lavoro o assistenza finanziaria. Un esempio significativo è la fittizia separazione dalla moglie, avvenuta pochi mesi prima della conferma di una condanna in appello per associazione mafiosa, nonostante i due siano tuttora sposati e abbiano celebrato il loro venticinquesimo anniversario. Tale separazione, secondo gli investigatori, mirava ad ostacolare le misure cautelari reali. Il sequestro ha interessato conti correnti, veicoli, terreni e quote societarie di cinque aziende operanti nel settore agroalimentare e nelle costruzioni, per un valore complessivo di circa un milione e mezzo di euro. Oltre a Barba e sua moglie, altre nove persone sono indagate per intestazione fittizia di beni.