Un’ingannevole ricostruzione storica a Olevano sul Tusciano: un’indagine

Uno studioso locale, il dottor Vittorio Campagna, ha denunciato una frode di natura economico-culturale che ha portato al finanziamento di un progetto di dubbia validità storica nel comune di Olevano sul Tusciano. L’iniziativa, che ha ottenuto 272.000 euro di fondi pubblici regionali, è stata presentata come una fedele rappresentazione di un evento storico, ma secondo Campagna si tratta di una narrazione inventata. Una trasmissione televisiva di RaiTre del 2 aprile 2016 ha mostrato un “Corteo federiciano” e una “traditio clavium” tra Federico II ed Ermanno di Salza, Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici, riguardo al castello di Olevano, recentemente oggetto di scavi archeologici. Durante l’intervista, il professor Vito Senatore, interpretando Ermanno di Salza, ha affermato che quest’ultimo avrebbe vissuto nel castello per nove anni, ricevendolo in dono da Federico II. Questa rappresentazione ha contribuito all’approvazione del “Progetto culturale comunale” dalla Regione Campania, garantendo i finanziamenti. Tuttavia, accurate ricerche storiche hanno smentito la veridicità dell’evento. Lo stesso sindaco, Michele Volzone, ha ammesso la presenza di imprecisioni, pur sostenendo la buona fede degli organizzatori. L’errore originale sembra derivare da un’interpretazione errata di uno studio archeologico sul castello, tratto dal libro “Terra, uomini e poteri signorili nella Chiesa Salernitana secc. XI-XIII” (M. Adda editore, Bari 2012), del professor Alessandro di Muro. Lo studio accademico contiene una parafrasi imprecisa di un documento del 20 luglio 1230 (“H.B.Historia diplomatica Federici Secundi”, Parigi 1852). Analizzando le inesattezze, emerge che: 1) Ermanno di Salza, tra il 1230 e il 1239, era impegnato come ambasciatore in numerose località; 2) il castello apparteneva all’Arcivescovo di Salerno nel 1230; 3) come monaco, Ermanno non poteva possedere il castello; 4) anche se non fosse stato monaco, avrebbe potuto riceverlo solo dopo la confisca all’Arcivescovo nel 1239, ma era già morto; 5) il castello non fu coinvolto nella “Pace di San Germano”; 6) Ermanno non poteva ristrutturare il castello, non essendo mai stato suo; 7) il suo ruolo di Gran Maestro non era compatibile con quello di “Castellano”. La ricostruzione storica, dunque, appare non solo imprecisa ma anche priva di fondamento, evidenziando la necessità di una maggiore accuratezza nella presentazione di eventi storici.

Redazione

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