Giustizia per le vittime della frana di Montalbino: no alle attenuanti per lo sfruttamento ambientale

L’avvocato Rosario Iannuzzi ha diffuso un comunicato stampa che aggiorna sul processo per la tragica frana di Montalbino, avvenuta nel marzo 2005, causando la morte di tre persone. Giovedì 15 novembre, presso il Tribunale di Nocera Inferiore, si è svolta la seconda udienza del procedimento “bis” contro Franco Amato, proprietario della cava, dopo l’annullamento della precedente condanna per motivi procedurali. Il dibattimento, ripreso dopo lunghe attese, proseguirà il 22 novembre. Nel primo processo, la responsabilità penale e civile di Amato per la frana fu accertata: la strada di servizio realizzata mediante escavazione nella montagna rappresentava un fattore determinante. Malgrado ciò, la difesa ha nuovamente richiesto le attenuanti generiche per Amato, al fine di ridurre la pena e ottenere il proscioglimento. Questa richiesta suscita profonda indignazione. Ci rivolgiamo al Giudice Donnarumma, confidando nella sua imparzialità, affinché respinga tale istanza, che costituirebbe un’ulteriore grave offesa alla memoria delle vittime, al dolore dei loro familiari e alla comunità nocerina. La gravità degli eventi del 2005, aggravata dalla consapevolezza di Amato (esperto in geologia e direttore tecnico della cava) dei rischi connessi all’attività estrattiva, non ammette attenuanti. Inoltre, Amato continua a sfruttare il versante montuoso, grazie a facili permessi regionali. Dopo tredici anni di iter giudiziario, dopo tre morti, famiglie distrutte e un territorio devastato, chiediamo giustizia. Invitiamo alla partecipazione alle iniziative della Rete a Difesa del Territorio per chiedere a gran voce “nessuna attenuante per chi lucra sulla tragedia umana!”.