L’ex rappresentante della Nocerina, Bruno Iovino, ha emotivamente descritto i quattro mesi di intensa gestione in una conferenza stampa carica di malinconia presso lo stadio San Francesco. Le sue parole, culminanti in un commovente pianto, hanno ripercorso le difficoltà affrontate nel rilancio del club rossonero, prima del passaggio di consegne a Paolo Maiorino, previsto per giovedì. Iovino ha espresso profonda gratitudine verso i collaboratori che lo hanno sostenuto in un’impresa ritenuta inizialmente impossibile: “Un progetto che, in estate, sembrava pura follia, ha trovato in loro un sostegno incondizionato, infondendomi forza e coraggio dinanzi a innumerevoli ostacoli”. Ricordando la situazione precaria della Nocerina, sull’orlo del collasso, ha sottolineato il suo ruolo di manager, non di imprenditore, che ha operato per la salvezza della squadra. Con un budget limitato, paragonabile a quello di campionati regionali, ha affrontato numerosi rifiuti nel mercato, costruendo una squadra partendo da zero, con l’indefesso aiuto di Felicio Ferraro, creando uno staff tecnico di grande valore etico e professionale. Ha dettagliato i risultati ottenuti: una riduzione dei costi del 65% rispetto alla precedente gestione, un bilancio positivo (40.500 euro di entrate contro 43.500 euro di uscite), con i pagamenti ai calciatori regolarmente effettuati, rimanendo fedele al budget prestabilito inferiore ai 280.000 euro. Ha definito la squadra come un gruppo di “operai specializzati”, professionisti con grande dedizione ai colori sociali, capaci di superare le difficoltà, garantendo la permanenza in campionato. La trattativa con Maiorino, iniziata ad agosto, ha portato alla risoluzione di diverse controversie e alla consegna della società a un nocerino, persona stimata e competente, l’avvocato Paolo Maiorino. Iovino ha ribadito di aver contrastati tentativi di approfittare della situazione precaria del club e di aver mantenuto una posizione irremovibile per garantire un passaggio di consegne a professionisti seri. Ha concluso con un mix di orgoglio e commozione, definendo il suo lavoro la realizzazione di un sogno, la costruzione di “una casa di vetro”, lasciando aperta la possibilità di un futuro coinvolgimento, ma solo se richiesto e nel rispetto della sua professionalità.
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